Le sette rivoluzioni nei trasporti

Nella storia dell’uomo si sono verificati numerosi e significativi cambiamenti nelle modalità e nelle tecnologie utilizzate per muovere persone e cose. Recentemente ho proposto una lettura delle innovazioni nei trasporti basata sui concetti di rivoluzione ed evoluzione.

Le rivoluzioni corrispondono ad innovazioni che in un tempo (relativamente) breve modificano significativamente la società e l’economia, le evoluzioni sono cambiamenti graduali che migliorano nel tempo le prestazioni di tecnologie rivoluzionarie. La nostra specie, l’ ”homo sapiens”, si è evoluta nel cuore dell’Africa in un periodo databile intorno ai 250.000 anni fa e fino alla fine dell’ultima glaciazione (c.a. 10.000 anni fa) si è spostata solo a piedi in gruppi di decine o centinaia di individui cacciatori –raccoglitori. Dall’8000 avanti Cristo fino al 1800 gli unici mezzi di spostamento su terra erano gli animali, la ruota (i carri) e su mare la navigazione a vela. Le prime tre rivoluzioni tecnologiche. Nei millenni in cui si costruiva tutta la nostra civiltà ci si spostava ancora così.

Seguono poi due importanti rivoluzioni dei motori a vapore prima e dei motori a combustione interna dopo, che hanno consentito una serie di evoluzioni con la diffusione di nuove modalità di trasporto come il treno, l’auto e in seguito l’aereo. La VI rivoluzione, quella meno nota, della seconda metà del ‘900, è relativa alla rivoluzione del trasporto delle merci e della logistica basata sul Container. Una rivoluzione che ha modificato profondamente il costo del trasporto delle merci, riducendolo di un fattore di dieci, ed ha dato il via al fenomeno che conosciamo come globalizzazione. Motivo per cui oggi è conveniente produrre una mascherina sanitaria di pochi centesimi in Cina e usarla in Europa a 13.000 km di distanza. Dal dopoguerra in poi, per 70 anni il sistema delle tecnologie dei trasporti è rimasto sostanzialmente inalterato con evoluzioni delle stesse tecnologie.

Cosa è accaduto in Italia in questo “lungo” periodo di stabilità tecnologica?

Ad oggi la nostra mobilità è basata principalmente sull’uso della gomma, auto private e autocarri, anche a seguito delle scelte strategiche del dopoguerra. Ad oggi la rete autostradale italiana è di 7000 km, di cui oltre 4000 km sono stati costruiti in circa 16 anni dal 1962 al 1978. Anche nelle città ci spostiamo principalmente utilizzando le auto private, anche in questo caso effetto diretto di una bassa dotazione di trasporto rapido di massa. Basti pensare nella sola Madrid ci sono più km di rete metropolitana (292) di tutte le città italiane messe insieme. Una mobilità basata principalmente sull’automobile ha ovviamente gravi effetti sulla congestione, sulla qualità dell’aria e sull’ambiente. A Roma ogni 100 abitanti ci sono oltre 70 auto , più del doppio che a Parigi. In uno studio recente è stato monetizzato il costo per le famiglie dello “spread della mobilità non sostenibile” in Italia. Tenendo conto, oltre al costo del possesso di un’automobile, anche del costo della congestione (monetizzando il tempo speso nel traffico), dell’inquinamento da traffico e del costo sociale e sanitario dovuto agli incidenti stradali, il costo medio annuo sopportato da una famiglia italiana per possedere e utilizzare l’automobile è di 4.783 Euro. Solo recentemente si è avviato un programma nazionale di costruzione di metropolitane e tram nelle principali città italiane per colmare ritardi pluri-decennali.

Una delle evoluzioni più significative della quarta rivoluzione (la trazione a vapore) è stata sicuramente la elettrificazione dei trasporti terrestri su rotaia, sia tram che ferrovia, entrambi dagli anni 80 del XIX secolo. Alcune evoluzioni della ferrovia elettrica hanno prodotto cambiamenti significativi nella società e nella economia. Questo è il caso del trasporto ferroviario passeggeri ad Alta Velocità. In Italia il servizio di trasporto ad Alta Velocità iniziato nel 2009 ha modificato il modo di viaggiare, il modo di funzionare dei sistemi di città, passando dalla città metropoli isolata a reti di città (ho definito l’Alta Velocità italiana “la Metropolitana d’Italia”).

Trecentocinquanta milioni di viaggiatori in 10 anni, 380 milioni di chilometri percorsi con 20 milioni di tonnellate in meno di anidride carbonica emessi in atmosfera fra il 2008 e il 2018, grazie allo shift modale dall’auto privata e dall’aereo verso il treno, mezzo ecologico per eccellenza. Ma l’ AV ha anche creato squilibri territoriali perché, a differenza della reta autostradale, non è stata estesa a diverse aree del nostro Paese.

E per il futuro cosa ci aspettiamo? Nel film “Blade Runner” del 1982 si immaginava una società nel 2019 con auto volanti ma con computer preistorici e senza smart phones. La mobilità del futuro che oggi si immagina è un sistema che consente al viaggiatore di scegliere in un menu di opzioni il programma di viaggio di un certo giorno con alternative che, a seconda dei casi, includono veicoli a guida autonoma da soli o in condivisione con altri viaggiatori, tratti in bici ed in treno, con orari e prezzi diversi in funzione dei livelli di congestione e dell’anticipo di prenotazione, pochi minuti o diversi giorni. Ancora nello scenario del futuro immaginiamo auto, bus e autocarri che guidano da soli scambiando informazioni fra loro e con l’infrastruttura per ottimizzare la rete, l’abbandono della benzina e degli altri derivati del petrolio come fonti di energia per la trazione. Tutte queste innovazioni sono già in corso, tutte andranno avanti nei prossimi decenni e ci consegneranno un sistema di trasporto che oggi riusciamo ad immaginare solo in modo confuso. Sarà la settima rivoluzione.

Ennio Cascetta è professore ordinario di Pianificazione dei trasporti all’Università Mercatorum
e presidente di Cluster Trasporti Italia

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