Le radici della questione femminile

Le radici della questione femminile sono antiche. Aristotele, che molti (a torto o a ragione) considerano il “padre” del pensiero occidentale, sosteneva l’inferiorità della donna rispetto all’uomo, sotto ogni profilo, anatomico, funzionale, intellettuale.

«Poiché il maschio apporta la forma e il principio del mutamento, e la femmina il corpo e la materia, come nella cagliatura del latte il corpo è dato dal latte, mentre il succo di fico o il siero sono l’elemento che possiede il principio costitutivo, così è anche di ciò che, provenendo dal maschio, si suddivide nella femmina» (De generatione animalium, I, 729 a 10-15). L’approccio di Platone, invece, è molto diverso.

Nel Simposio, convivio riservato solo ai maschi, il filosofo ateniese riferisce di un dialogo tra Socrate e una donna, Diotima, apprezzando il suo pensiero di essere diverso (perché straniera) e che i commensali erano soliti considerare inferiore for what she says not for what she is (come avrebbero detto, secoli più tardi, i giuristi della Suprema Corte degli US).

Si discute di Eros. Diotima spiazza i luoghi comuni del suo interlocutore con una raffica di interrogativi: credi forse che tutto ciò che non è bello debba essere per forza brutto? E perché mai? Chi non è sapiente deve per forza essere ignorante?

«Non ti sei mai accorto che c’è una via di mezzo tra la sapienza e l’ignoranza?» E qual è?, incalza Socrate. Avere un’opinione giusta – risponde la Donna – senza però saperla giustificare. Certo, non è vero sapere – concede – ma non è neppure piena ignoranza, perché per caso la mia opinione potrebbe corrispondere ai fatti.

«L’opinione giusta è quindi, suppongo, simile a quel che dicevo: sta a metà strada tra la piena conoscenza e l’ignoranza». Socrate vacilla, abbozza. “è vero”, ammette, sia pure perplesso.

Diotima non molla, incalza: «Dunque chi non è bello non per questo è per forza brutto, né chi non è buono deve essere cattivo. E così è per l’Eros: poiché tu sei d’accordo con me che non può essere né buono né bello, non devi per questo credere che sia necessariamente cattivo e brutto». Socrate è alle corde. Si rifugia in una generalizzazione, del tipo la gente (“tutti”) concorda «nel pensare che Eros sia un dio potente». La replica di Diotima è fulminante: «Dicendo tutti, parli degli ignoranti o di coloro che parlano sapendo cosa dicono?» (gli uni, coloro che credono di essere di essere buoni, belli e intelligenti, gli altri, i filosofi, come Eros, «quelli che vivono a metà tra sapienza ed ignoranza»). «E sia, straniera: tu hai proprio ragione» è la conclusione del filosofo ateniese.

Giuseppe Losappio è ordinario di Diritto penale all’Università di Bari

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