Due eventi hanno coinvolto Bari e hanno fatto risuonare parole in qualche modo forti: la visita del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che parla di scuola alla Fiera del Levante, e l’accoglienza, nella sala del Consiglio comunale, di don Luigi Ciotti che parla di giovani e mafia. Il ministro nel luogo del commercio e il prete di frontiera nel luogo delle istituzioni: un incrocio emblematico delle sinergie necessarie per progettare un futuro, ma andiamo avanti.
Da un lato Valditara che si dice contento per aver abbassato sotto il 10% la soglia di dispersione scolastica, dall’altro don Ciotti, prete simbolo della lotta alla mafia, che parla di un 30% di under 25 malati di ansia e incapaci di progettare il futuro che gli adulti gli rubano. Da un lato il ministro “buono” che dice di “preoccuparsi” dei giovani, dall’altro il prete “politico” che si “occupa” dei giovani, come dice lui stesso.
Ho sentito un ministro che si compiace che al Sud ci sia meno dispersione scolastica: a proposito, cosa pensava, che l’esercito di insegnanti di frontiera, di educatori di strada, di assistenti sociali in gamba non avesse lavorato in questi anni, pur con stipendi non all’altezza, per questa società diradata ai margini e sempre poco attenzionata? Che al Sud il progresso sociale e scolastico non sia possibile con degli interventi mirati e opportunamente sostenuti dallo Stato? Lo dico solo perché ha chiosato, nel corso di un’intervista televisiva, che «non era un risultato scontato».
Dall’altra ho sentito il prete “scomodo” che augura la “morte” degli adulti per potersi rigenerare opportunamente con un nuovo ruolo sui giovani, sui figli: che occorre andare avanti rispetto alle politiche giovanili di trenta anni fa, che i giovani sono figli di relazioni e non di tecnologie, che occorre evitare percorsi esistenziali dei giovani gestiti con gli occhi del passato, che non esiste solo la loro discutibile movida, ma anche la loro solitudine trasversale che crea fragilità e paura, che troppe volte incrocia la morte e il baratro. Il prete, don Luigi Ciotti, ha ribadito che stiamo consegnando ai giovani un mondo fatto di 59 guerre, che ha narcotizzato il dolore e ormai abituato alla violenza: e poi ci lamentiamo che loro, i giovani, i figli, siano a disagio…
Occorre ricordare che una civiltà che non riconosce la morte, finisce per infliggerla agli altri. E questa è una profezia. E così il ministro ha parlato di analisi, il prete ha parlato di profezia. Tra i due, preferisco, ancora e sempre, la profezia.