La donna al di là del Mediterraneo. È questo il tema che emerge prepotente nel leggere i libri di Emanuela Sica, “Memorie di un Janara” e “La Prima Madre” di Pasquale Gallicchio. Due giovani autori irpini, la mia Irpinia cara a Francesco de Sanctis, Guido D’Orso e Gerardo Bianco. Di Guardia Lombardi lei, di Bisaccia lui, tutti e due attratti dallo sguardo amorevole del “morrese “Francesco de Sanctis.
Il lavoro di ricerca e di analisi dei due scrittori pur partendo da situazioni anche temporali diverse approda nella stessa “insenatura” di un tema enorme sul quale le coscienze sono chiamate a riflettere.
Emanuela ci parla di: “un tempo dimenticato, quando il mondo parlava ancora la lingua della natura, un uomo si ammalò. Una donna, guidata da un istinto più antico delle stelle, che armoniose illuminavano il tappeto del cielo notturno, ascoltò il sussurro ancestrale delle erbe. Si armò di una lama affilata e raccolse foglie e radici mentre affidava al vento le sue invocazioni, preghiere o canto, per salvargli la vita.
Quando il malcapitato grazie a quell’intruglio guarì… lei non fu più solo una donna ma divenne una strega”. Pasquale ci parla di :“Nazel da venticinque giorni era reclusa a Solofra in via della Misericordia 2, nello stanzone di un antico palazzo adibito a campo di internamento femminile. Marchiata come prostituta clandestina e sospettata di spionaggio, attendeva un destino che nemmeno immaginava. La prigionia le stava divorando l’anima. Non c’era giorno in cui non percepisse quanto in quelle condizioni fosse sottile il conflitto tra la vita e la morte. Il dolore l’aveva presa per mano una sera di sabato, il 10 marzo 1943. Mai si sarebbe aspettata che quella data si potesse trasformare in un respiro gelido, un cuneo conficcato per sempre nel profondo della sua esistenza”. Emanuela Sica e Pasquale Gallicchio hanno il merito di sollecitare un nuovo pensiero meridionale che solo le aree interne, i piccoli comuni possono originare.
Due libri, due esempi, di un comune cammino da fare insieme per costruire un Mezzogiorno protagonista nel Mediterraneo senza volgere lo sguardo dall’altra parte sul tema delle “Donna al di là del Mediterraneo”. Diritti e libertà individuali negati, costrizioni e torture fisiche e psicologiche da “ Janare” e “campi di concentramento” che continuano il loro sporco lavoro anche in questo tempo di 5G e intelligenza artificiale.
In molti, troppi, Paesi del Mondo, le cose si sono stratificate come normali, la pubblica opinione cloroformizzata e mai come in questo momento le “parole” di Francesco fanno un rumore enorme.
Ancora Pasquale con Aziza ci dice: “Aziza si avvia verso la sede della Croce Rossa dove collaborava come volontaria. Lei nata a Napoli, potrebbe considerare l’accaduto con ironia e distacco, ma sarebbe come disobbedire alla coscienza, rinnegare le origini, mortificare la dignità e il coraggio di chi fugge attraversando mari e territori, rischiando la vita.
Eppure a martellare le tempie è la frase di congedo di Peppino “Nennè viviamo un tempo di crescenti inquietudini, non lo dimenticare”. Emanuela ci ricorda: “Janara ride, janara danza e porta la “malacreanza” se la luna e tonda e chiara fai attenzione alla Janara”.
Bentornato,
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