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L’autonomia? Ok, purché liberi il Sud e non difenda i soliti privilegi

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per i Lep. Bene. Un primo passo. Ma non basta. Perché senza soldi, senza tempi certi e senza una visione condivisa, anche le migliori intenzioni restano carta straccia.

Ma facciamoci una domanda semplice: a chi conviene oggi l’autonomia differenziata? Se è un’operazione per blindare i privilegi di chi ha già tutto – strade, scuole, ospedali, università, lavoro – allora è solo un’operazione di marketing politico. Ma se l’autonomia serve a liberare le energie del Sud, allora diventa una rivoluzione. Quella giusta.

Io sono per l’autonomia. Ma non quella che divide: quella che libera. Un’Italia davvero autonoma è un Paese dove anche il Sud può decidere, investire, programmare. Dove può finalmente non subire lo sviluppo altrui, ma guidare il proprio. Dove il talento, la bellezza, la fatica quotidiana trovano finalmente casa. Chi ha paura dell’autonomia del Sud? Chi teme che il Mezzogiorno, se messo davvero nelle condizioni giuste, corra più veloce.

E i numeri iniziano a dircelo. Secondo l’ultimo rapporto Svimez, il Pil del Sud cresce più del Nord. Dopo anni di buio, la luce si riaccende: merito di investimenti pubblici, del Pnrr, ma anche del ritorno di giovani, imprenditori, start-up che non vogliono più fuggire. Il Sud ha voglia di fare. Ha voglia di esserci. Ha fame di futuro. Ma non basta. Serve un’autonomia vera, con tre regole semplici. La prima: Lep finanziati, non solo scritti. Perché i diritti non si proclamano: si garantiscono. E i Comuni del Sud non possono continuare a ricevere le briciole, mentre altrove si vola. Il secondo presupposto? Tempi certi e regole comuni, perché non si può lasciare tutto alla trattativa tra Governo e singole Regioni, perché così vince chi grida più forte. Serve un meccanismo trasparente, equo, nazionale. Infine, responsabilità al Sud: autonomia vuol dire anche assumersi il rischio di decidere, sbagliare, correggere. Basta commissari, basta centralismo inefficiente. I territori devono contare.

E allora diciamolo chiaramente: l’autonomia può essere una grande opportunità anche per il Nord, se smette di essere un’ossessione identitaria e diventa un’occasione per crescere insieme, con regole nuove, più giuste. Perché il vero divario non è tra Nord e Sud. È tra chi crede nel futuro e chi ha paura di perderlo.

Oggi il Sud può essere la locomotiva della nuova Italia. Abbiamo energia, mare, giovani, intelligenze, imprese, terre fertili e cervelli che vogliono tornare. Se solo si smettesse di usare il Sud come zavorra o riserva elettorale. Il tempo dei ricatti è finito. Il Sud non chiede più. Il Sud vuole fare. E se l’autonomia ci permette di farlo, allora siamo pronti. A testa alta. Ma se serve solo a blindare i privilegi di pochi, allora siamo pronti a opporci. Con tutte le forze. E con tutte le parole. Perché noi il Sud lo conosciamo, lo viviamo, lo costruiamo ogni giorno. Non ci basta che qualcuno dica: “Sì, anche il Sud è importante”. Vogliamo decidere. Vogliamo agire. Vogliamo autonomia. Ma quella vera.

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