L’autonomia dimentica le aree interne

L’Autonomia differenziata ed il Premierato sono due riforme sbagliate della nostra Costituzione che allontanano l’Italia dall’Europa e condannano le nostre aree interne e 5000 piccoli Comuni all’indistinto. Le Regioni “sic stantibus rebus” hanno fallito la loro missione costituzionale anche nei confronti delle aree più deboli e marginali.

Una riforma delle autonomie con differenziata spinta ed il Premierato accelerano il processo di disgregazione sociale e territoriale di vaste aree del Paese. Il Premierato ha bisogno di consenso elettorale, quindi le aree metropolitane e suburbanizzate saranno il vero “luogo del consenso elettorale”, Palermo, Napoli; Roma, Milano e Torino. Il resto è arredo spoglio di nessun valore. Carne grasse fondi internazionali, finanza grigia e mercati spinti. Un vero arsenale di guerra contro la necessità di “Umanesimo”: materie come sanità, welfare locale avanzato, scuola, mobilità , non troveranno albergo nelle aree interne sopratutto del nostro Mezzogiorno d’Italia.

La Politica ha bisogno di riflettere e di raccogliere una grande sfida: “Una Legislazione differenziata e finanziata” a favore delle aree interne e dei piccoli Comuni Italiani.

Non possono essere algoritmi ed una logica perversa dei numeri a definire servizi, investimenti, sogni e speranze.

È inaccettabile ed insostenibile continuare a sostenere per Comuni come Rocchetta Sant’Antonio gli stessi adempimenti del Comune di Roma a partire dalle materie economiche e finanziarie.

Una legislazione europea differenziata anche nelle misure comunitarie da mettere in campo per un vero riequilibrio territoriale e coesione sociale.

Il fallimento del Pnrr sta proprio in questa mancanza di visione strategica e del “dover agire” secondo parametri che non possono combattere “l’Inverno demografico”, la spoliazione dei servizi e l’assenza di una strategia continentale in grado di risolvere il secolare tema dell’emarginazione delle aree interne del Mezzogiorno nel Mediterraneo.

Una legislazione differenziata che si doti di strumenti territoriali a partire dai “collegi elettorali”, nuovi contesti istituzionali organizzati, nuove forme di coesione economica de sociale territoriale.

Una sfida enorme che richiede una Politica alta che prova a guardare aventi di trent’anni libera dai condizionamenti di una finanza aggressiva, un capitalismo barbaro. Una capacità che invece valorizzi l’intelligenza emozionale, la tradizione nell’innovazione, e guardi alla elaborazione di nuovi ed oggi sconosciuti territori per costruire un nuovo e necessario Umanesimo.

Virgilio Caivano è delegato Svimar

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