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L’assessore c’è, ci sarà anche la trasparenza?

Ci sono voluti non uno, non due, ma quasi tre mesi perché il sindaco di Bari avesse a disposizione una giunta comunale completa. Più o meno è questo il lasso di tempo trascorso tra l’elezione di Vito Leccese al ballottaggio, datata 24 giugno, e la nomina di Nicola Grasso ad assessore alla Trasparenza, arrivata ieri mattina.

Negli 81 giorni compresi tra questi due momenti, i baresi hanno atteso che si esaurissero i tempi tecnici per l’attribuzione degli incarichi, che si concludessero le ferie estive (siamo pur sempre in Italia, no?), che sul nome di Raffaele Diomede (il primo scelto da Leccese per l’assessorato alla Legalità) si consumasse la faida interna al Movimento Cinque Stelle, che gli stessi pentastellati indicassero in alternativa il nome di Stefania Saracino, che questo stesso nome venisse scartato e che infine si raggiungesse un’intesa su Grasso.

Tutto ciò è paradossale per almeno due motivi. Il primo: è grave ed evidente il disallineamento tra i tempi della politica e quelli di una comunità che aveva urgente bisogno di un’amministrazione comunale al completo. Il secondo, ancora più importante, è la necessità di figure che lavorino per trasparenza e legalità delle procedure amministrative.

Soprattutto dopo che l’inchiesta “Codice Interno” e l’opaca gestione di alcuni servizi comunali hanno accreditato Palazzo di città come una sorta di porto delle nebbie. Ora che Grasso è stato nominato, queste nebbie saranno diradate? L’assessore c’è, non resta che augurarsi che ci sia (o torni) anche la trasparenza.

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