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L’arte di chi giudica senza conoscere

Vorrei rispondere alla graduatoria che piazza la provincia di Foggia all’ultimo posto per “ben-vivere e generatività”. La classificazione di NeXt Economia e avallata dal Festival nazionale dell’economia civile, Federcasse e Avvenire, ha scatenato qualche perplessità.

Mi chiedo se i “grandi luminari” che hanno elaborato questo rapporto abbiano realmente passato del tempo sufficiente a Foggia per comprenderne le complessità. Quanti di loro hanno una conoscenza diretta e profonda della realtà foggiana? Oppure si affidano a statistiche astratte, a numeri che spesso non riescono a catturare la vera anima di un territorio? La frase del direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, che parla dell’inclusione finanziaria e sociale come elementi centrali per lo sviluppo, sembra suonare bene in teoria, ma mi domando quanto siano realmente considerati i contesti in cui tali teorie vengono applicate.

Parlare di inclusione finanziaria mentre ci si trova in un Paese in cui intere regioni soffrono di disoccupazione, impoverimento e tagli ai servizi pubblici essenziali risulta un esercizio retorico di dubbia efficacia. Il paragone con altri territori italiani più sviluppati è inevitabile, ma voglio ricordare che anche in città considerate “modello” come Milano, Rimini e Firenze, i tassi di criminalità non sono affatto irrilevanti: 7093 reati denunciati ogni 100mila abitanti a Milano, 6002,8 a Rimini, e 6053,8 a Firenze.

Forse, dovremmo guardarci bene dal giudicare Foggia come una realtà particolarmente problematica, quando ci sono zone d’Italia con ben altre problematiche che, per qualche strano motivo, vengono romanticamente ignorate. Certo, non possiamo nascondere le difficoltà e i problemi che affliggono la nostra provincia, ma queste stesse difficoltà sono spesso il risultato di decenni di disinteresse politico e istituzionale a livello locale, regionale e nazionale, senza considerare l’inefficacia delle famosissime confederazioni datoriali sotto scacco di gente che emana odori di naftalina e che relega i giovani e le loro idee fuori dal contesto sociale.

Sarebbe ora che chi valuta il benessere e la “generatività” delle nostre province si confrontasse con una realtà più complessa, fatta di persone che, nonostante tutto, lavorano ogni giorno per migliorare le proprie condizioni e quelle della propria comunità. Forse, invece di relegare Foggia all’ultimo posto, bisognerebbe valorizzare quelle risorse e iniziative che stanno già nascendo, nonostante tutto, dalla cultura, all’agricoltura, al turismo, che rappresentano un patrimonio autentico di questa terra.

Per i “luminari” che ci guardano dall’alto dei loro uffici, un invito: venite a vedere con i vostri occhi la bellezza e la complessità di Foggia, al di là dei numeri. Solo allora potrete parlare con cognizione di causa. Infine, ai miei concittadini: smettiamo di piangerci addosso. Foggia non è l’ultima, è solo in attesa di essere riscoperta da chi ha occhi per vedere davvero.

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