Per gli italiani il caffè non è solo una bevanda, è un rito quotidiano, per molti quasi un momento sacro, che scandisce i vari momenti della giornata. La mattina inizia con un espresso o un cappuccino, spesso accompagnato da una brioche.
Dopo pranzo, rappresenta spesso la degna conclusione del pasto, mentre nel pomeriggio è una pausa di piacere, magari accompagnata da un dolce. Ma il caffè è anche socialità. Il “Prendiamo un caffè?” è più di un semplice invito; è un modo per condividere una fase di relax con la propria famiglia, con un amico, un collega di lavoro. Anche allorquando lo si beve in piedi, al bancone al bar, resta pur sempre una buona occasione per scambiare, come si dice, “quattro chiacchiere”. Parlare del caffè significa intrecciare storia, cultura, tradizione e identità italiana. Antiche leggende etiope narrano che il caffè ha le proprie origini nella regione di Kaffa, da dove poi si diffuse rapidamente nella penisola arabica e quindi, tra il XVI e il XVII secolo, arrivò in Europa, grazie agli scambi commerciali con il Medio Oriente. Secondo la tradizione, furono i mercanti veneziani i primi a introdurre i chicchi di caffè in Italia, portandoli dall’Impero Ottomano, dove le caffetterie, che fungevano da centri sociali e culturali, erano chiamate “qahveh khaneh”. Venezia, all’epoca, era un crocevia di scambi con il mondo arabo.
Oggi, il caffè è diventato parte integrante dello stile di vita italiano, tanto che il nostro paese è uno dei maggiori consumatori al mondo, anche se proveniente, quasi interamente, da chicchi coltivati in Sud America, Africa e Asia. Nel XIX secolo, con la diffusione della tostatura industriale, il caffè diventa accessibile a un pubblico più ampio. L’Italia ha esportato il proprio culto del caffè in tutto il mondo, diventando un punto di riferimento per la qualità e la tradizione. Non è un caso che molte delle macchine per il caffè più innovative e di alta gamma sono state progettate e prodotte in Italia. La creazione della prima macchina espresso, che avrebbe rivoluzionato la preparazione e il consumo del caffè in tutto il mondo, avvenuta nel 1884, è attribuita ad Angelo Moriondo, mentre il vero boom arriva dopo il 1933, con l’invenzione della Moka di Alfonso Bialetti, che porta la preziosa bevanda direttamente nelle case degli italiani. Poi, negli anni ’40, Achille Gaggia perfeziona la macchina da espresso, dando vita al caffè cremoso che conosciamo oggi. Prima della moka c’era la “cuccumella” napoletana, che ancora oggi è nel cuore degli estimatori del buon caffè fatto in casa. La cuccumella è una caffettiera che, a differenza della moka, funziona per percolazione. È composta da tre parti principali: il serbatoio per l’acqua, il filtro per il caffè macinato e il bricco per raccogliere il caffè pronto.
La fantasia italiana ha elaborato modalità di preparazione capaci di incontrare i gusti e le esigenze più disparate. Accanto al classico “espressino”, che dovrebbe essere il “caffè normale” e che invece tanto normale non è, se poi c’è chi lo vuole “ristretto” e chi “lungo”, chi lo vuole “corretto” con anice e chi con sambuca; c’è anche chi lo vuole in tazza bollente e chi in tazza fredda, in bicchiere caldo o in bicchiere monouso e chi lo vuole macchiato con un po’ di latte (che poi, in realtà, ad essere “macchiato” non è il caffè bensì il latte). Molto folta anche la schiera di quelli che amano il cappuccino, bevanda preferita soprattutto a colazione: un connubio di caffè espresso e latte montato, che alcuni preferiscono con spolverata di cannella. E ancora, ci sono anche il caffè d’orzo (alternativa senza caffeina, infondendo in acqua orzo tostato e macinato) e il mocaccino (un mix di caffè, latte e cioccolato). A base di caffè, latte e cioccolato è anche il caffè marocchino, che si distingue dal mocaccino per il modo in cui è utilizzato il cioccolato nella preparazione. Nel mocaccino, il cioccolato è aggiunto in scaglie o sotto forma di crema e sciolto sul fondo del bicchiere, il marocchino, invece, prevede l’uso del cacao amaro in polvere, spolverato direttamente sul caffè e sulla schiuma di latte. Altri, ancora, per la verità per lo più turisti, preferiscono il “caffè americano”, generalmente più lungo e leggero del caffè classico.
Negli ultimi tempi, ha preso piede in Italia, l’abitudine di gustare un ginseng (gusto dolce o amaro): in una tazzina si trova, miscelato con polvere di caffè, estratto puro delle radici di ginseng, una pianta perenne, che appartiene alla famiglia delle Araliaceae.