Qui Gaza dodicesima puntata. In questi mesi, credo di avervi raccontato di tutto, dal martirio del popolo palestinese alle posizioni politiche e diplomatiche nel mondo; delle posizioni del governo israeliano e delle opposizioni all’interno del Knesset; dell’inutile posizione europea e del balbettio del governo Italiano; della fierezza del popolo colombiano e della schifosa politica americana; del coraggio della corte internazionale di giustizia e di Francesca Albanese e anche della ininfluente azione delle Nazioni Unite.
Da qualche settimana ho tralasciato di raccontarvi la cronaca brutale dello sterminio giornaliero, forse a ciò indotto dal fatto che, finalmente, di quella cronaca di morte hanno iniziato ad occuparsene i media mainstream. Ecco, nonostante che i media e la stampa internazionale abbiano acceso un faro su Gaza, l’arroganza e le nefandezze del governo Netaneyau sono aumentate ben spalleggiate dal governo americano.
L’immagine di Gaza oggi, mentre noi cerchiamo un ombrellone o una crema solare, è quella di una devastante carestia, di una guerra da bastardi perché non c’è un nemico, dove i militari israeliani sparano sui civili come in un tiro a segno e non importa se siano vecchi, donne o bambini, non importa.
L’abominio di Gaza, sta racchiuso nella pubblicità di una azienda israeliana, che produce droni e che utilizza il filmato reale dell’assassinio di un povero cristo, in mezzo alle macerie della città. L’abominio di Gaza sta nelle braccia di un padre che abbraccia una bambina di tre/quattro anni, falciata dai mitra israeliani, mentre cercava di portare una brocca d’acqua più grande di lei.
L’abominio di Gaza sta nei camion bardati di pubblicità per gli aiuti umanitari, organizzati da Israele, che li fanno filmare mentre entrano a Gaza, ma che nella realtà sono vuoti.
L’abominio di Gaza sta nella devastazione degli aiuti umanitari da parte dei coloni israeliani. L’abominio di Gaza sta nelle gite in nave degli israeliani, organizzate la sera, per vedere i bombardamenti di Gaza e brindare.
L’abominio di Gaza, il peggiore, il più terrificante, sta nella nostra indifferenza di fronte a tutto questo. Mentre da noi, la colonna infame degli untori, si arricchisce di autorevoli – lo si dice per dovere – personaggi, David Grossman, il più importante scrittore israeliano, in modo sofferto dice: “Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato Genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte i miei occhi”.
Certamente non avrà gli stessi occhi il Senatore Massimiliano Romeo; come diceva l’indimenticabile Massimo Troisi, con un nome così, uno non può che crescere ‘scostumato’. Il senatore Romeo al secolo capogruppo al Senato della Lega Nord, da ex consulente di pratiche automobilistiche (fonte Wikipedia) si ritrova a fare il legislatore; non può sorprendere, quindi, se risulta primo firmatario dell’abominevole disegno di legge, in discussione alla commissione Affari Costituzionali, che tende ad equiparare ogni dissenso nei confronti del governo israeliano all’antisemitismo. Confondere l’odio razziale con la condanna dei crimini di guerra credo sia un artificio molto difficile per lo ‘scostumato’ senatore, ciò non toglie che la mistificazione è intollerabile. Tanto più pericolosa perché volta a silenziare il dissenso, affievolire la coscienza civile e aprire la strada ad una deriva autoritaria.
In ogni caso, siccome al peggio non c’è mai fine, nel malaugurato caso che questo disegno di legge diventi legge, mi auto denuncio sin d’ora con tutte le aggravanti del caso, se è vero come è vero che, credo che: Israele debba essere espulso dalle Nazioni Unite, dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu e da tutte istituzioni legali e sportive internazionali; così come andrebbero chiuse tutte le sedi diplomatiche israeliane e dovrebbe essere negato il visto ai cittadini israeliani, in tutti quei Paesi che abbiano a cuore umanità, solidarietà, giustizia, libertà e democrazia. Queste sono le misure che andrebbero adottate, non le sterili disquisizioni sul riconoscimento o meno dello Stato di Palestina. Anche perché, le due cose possono andare di pari passo. La prima non esclude la seconda. Ma la prima è più importante.
Bentornato,
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