La Zes unica? Solo così può funzionare

L’eterno duello tra Raffaele Fitto e Michele Emiliano si è consumato anche sulla Zes unica che, in base al decreto Sud, dovrebbe sostituire le otto esistenti. Da una parte il ministro la ritiene una grande opportunità, dall’altra il presidente pugliese paventa addirittura impugnazioni della norma istitutiva. Su un punto, però, i “duellanti” sono d’accordo: la Zes unica può rappresentare un vantaggio competitivo per il Sud. A patto – mi si consenta di aggiungere – che la politica adotti cautele ed eviti errori capaci di trasformare una chance storica in un clamoroso flop.

Se gli obiettivi del ministro Fitto sono quelli di superare le inefficienze dimensionali delle Zes e coordinare le varie politiche di sviluppo, allora sarà necessario innanzitutto calibrare opportunamente il Piano strategico, cioè quello strumento attraverso il quale saranno individuati i settori economici da promuovere e le filiere industriali sulle quali convogliare il miliardo di agevolazioni previsto dal decreto Sud.

Primo imperativo: abbandonare i piani di crescita onnicomprensivi o dalle dimensioni geografiche troppo frammentate per abbracciare una strategia che, da una parte, tenga conto delle vocazioni dei territori e, dall’altra, sappia cogliere le occasioni di rilancio. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’esempio non può che essere quello del turismo: se è vero che questo settore incide sul pil quasi per il 15% e dà lavoro a più di 970mila persone in tutto il Paese, perché non prevedere agevolazioni e semplificazioni per le aziende che intendano investire nell’ospitalità al Sud? Sotto il secondo profilo, come l’economista Ferdinando Ferrara ha correttamente ipotizzato, non vanno trascurati settori cruciali per la sicurezza dell’Unione europea come chip, intelligenza artificiale, quantum e biotecnologie: la proposta Step prevede la finanziabilità delle imprese che siano attive in questi settori e risultino insediate in regioni con un pil medio pro capite inferiore alla media continentale.

Altrettanto importante è che la Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri sia effettivamente in condizione di rispondere in maniera rapida, efficace ed efficiente alle numerose istanze di autorizzazione unica che le perverranno da ogni angolo del Mezzogiorno. Su questo aspetto c’è da dire che le performance di Zes come quella Adriatica si sono rivelate lusinghiere: all’inizio di settembre erano 129 le domande di investimento presentate al Sud da imprese locali, nazionali e internazionali, di cui 50 evase positivamente, per investimenti del valore complessivo di oltre un miliardo e più di 3mila nuovi occupati. Insomma, la Struttura di missione dovrà essere rapida, efficace ed efficiente almeno quanto i commissari straordinari finora in carica.

Ultimo aspetto, ma non per importanza, è la necessità di razionalizzare le agevolazioni previste per le imprese insediate nella futura Zes. In passato è stata più volte sottolineata l’urgenza di eliminare inefficienze e sovrapposizioni dell’attuale sistema. In concreto bisogna definire le modalità con cui concedere le agevolazioni finanziate dal Pnrr e le coperture per rendere strutturali gli incentivi fiscali contemplati per la Zes e al momento limitati al solo 2024.La novità introdotta col decreto Sud, quindi, porta con sé una serie di sfide. Per vincerle il Governo dovrà dimostrare di avere una visione strategica capace di tradursi in misure concrete a sostegno dello sviluppo. Altrimenti, anziché al rilancio del Mezzogiorno, assisteremo al rimpallo di accuse al quale la politica ci ha abituato.

Raffaele Tovino – dg Anap

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