Se avete voglia di farvi qualche risata, recuperate le dichiarazioni o gli interventi di Giorgia Meloni quando era all’opposizione e confrontatele con quello che dice e che fa oggi guidando il Paese.
Non è che necessariamente bisogna dire male di questo Governo, sta di fatto, come ha autorevolmente sostenuto Marcello Veneziani, che il governo Meloni e un ‘Governo Continuista’; tradotto: non c’è nulla di nuovo in politica estera, non c’è nulla di nuovo in politica economica e così via.
In verità, goffi tentativi di discontinuità si sono visti alla Cultura; ma se per abbattere anni di supremazia della sinistra ti affidi a degli imbecilli, prima o poi ti si ritorceranno contro. Cosa puntualmente avvenuta. Prima Sangiuliano, poi Giuli e, insieme a loro una nutrita ‘corte di miracolati’, finisci per confondere ‘gossip’ con cultura e ritorni al punto di partenza con ‘nani e ballerine’.
Ma la migliore inversione ad U della nostra presidente del Consiglio è maturata in politica estera; sbraitava contro il governo Renzi per le sanzioni alla Russia, malediva l’Unione Europea e indicava all’Italia la stessa strada della Gran Bretagna per uscire dall’Europa, inveiva contro gli Stati Uniti d’America, ammonendo che con l’America dovevamo essere alleati non sudditi.
E visto che siamo freschi di elezioni a stelle e strisce, qualche ragionamento su questa America facciamolo. Dirò da subito che non avevo alcun motivo di entusiasmo per nessuno dei due contendenti. Penso solo che Trump abbia detto cose molto immediate: abbassare le tasse, sicurezza nazionale e fine delle guerre.
Su quest’ultimo punto, sono sicuro che manterrà la parola; non foss’altro perché al ministero della Difesa è dato per certo Mike Pompeo e, credetemi, nessuno meglio di lui può mettere fine alle guerre. Perché? Presto detto: se vi fosse sfuggito, dovete sapere che, in un modo o nell’altro il 99% dei conflitti in giro per il mondo, sono innescati dalla scandalosa politica estera americana che, a quel servizio, ha delegato la Cia. Bene: sapete chi è Mike Pompeo? Nulla più che l’ex direttore della Central Intelligence Agency – Cia appunto.
Ma c’è una figura, in queste elezioni che mi preoccupa molto più di Trump. Non so perché, ma il mio sesto senso è in allarme. Il signore in questione si chiama Elon Musk. Mi ricorda molto i Visitors, quella fortunata serie televisiva nella quale, alieni a forma di rettili, assumevano perfette sembianze umane per invadere la Terra. Ecco, che questo imprenditore di successo, sbarchi in politica mi terrorizza. Mi chiederete il perché di tutta questa paura. Il fatto è che la maggior parte di noi conoscono Elon Musk per la Tesla, per i voli spaziali, perché ha acquistato un social – Twitter e lo ha trasformato in X, altro social di successo.
Quello per cui è molto meno conosciuto è ‘Neuralink’, una azienda da lui creata e finanziata che ha prodotto ‘Telepathy’ il primo chip impiantato nel cervello umano. Musk-Meloni, Musk-Trump. Non mi stupirei se a breve fossimo costretti ad assistere ad un Musk–Netanyhau o a un Musk-Von der Leyen. Sì, smettiamola pure di essere catastrofisti, ma è da quando sono comparsi questi social che la nostra privacy viene violata, che i nostri spazi di libertà si sono ampiamente ristretti. Che i sistemi democratici, sempre più spesso e da più parti vengono messi in discussione è un dato di fatto. E, sempre più spesso, siamo bombardati da una informazione che contrabbanda ‘dogmi’ per ‘principi’. Non me ne vogliate, ma questo a me fa paura. Ma poi penso che l’America di Ezra Pound, di Jack Kerouac, di J.D. Salinger, John Fante, Bob Dylan, di Simon and Garfunkel, la puoi trovare anche in qualsiasi altra parte del mondo e mi rassereno.