Uno strumento di incontrovertibile valenza, per avviare un efficace e proficuo processo di riqualificazione professionale, è sicuramente la formazione, strumento la cui utilizzazione deve essere implementata dal punto di vista qualitativo, per essere impattante e proficua. Ovviamente, l’Istituzione Scolastica deve farsi promotrice per l’affermazione di tale buona prassi, al fine di avviare un processo di valorizzazione di nuove strategie e metodologie didattiche, la cui adozione determina coinvolgimento per i discenti. La formazione del personale docente deve essere strutturata, permanente, strategica e deve essere riconosciuta come opportunità di effettivo sviluppo e crescita professionale, per una rinnovata credibilità sociale.
Un imprinting fondamentale per la crescita professionale è determinato dall’attività formativa, durante l’anno di prova, in cui il neo-docente deve essere accolto e accompagnato da un Docente tutor designato, in base alle sue connotazioni e competenze professionali. In particolar modo l’articolo 33 della Costituzione sancisce che «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Tale statuito prevede, quindi, che il docente assurga al ruolo quale libero professionista per antonomasia.
Principio confermato dall’art. 1 del Dlg.vo 297/94 il quale specifica che l’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni. Quest’ultimi essenza e linfa del lavoro nell’ambito scolastico e ai quali deve essere garantito supporto e orientamento a scuola, oltre la scuola e oltre il tempo scuola. Solo così si concorrerà, in maniera incisiva, alla formazione dello studente e alla costituzione di un profilo professionale e personale consono ai valori giuridici, etici e morali che sovraintendono il regolare svolgimento della vita comunitaria.
Tale funzione, ovviamente, deve essere supportata da una governance efficace, garantendo la sua azione positiva e motivante nei confronti di tutti i soggetti. Pertanto, il dirigente scolastico deve assumere il ruolo di coordinatore relazionale, che sappia leggere e decifrare il contesto in continuo mutamento e sappia palesare una effettiva naturalezza nel gestire le relazioni, ponendo particolare focalizzazione sulle persone e non sui problemi. L’esercizio della libertà d’insegnamento si integra con altri diritti, pure di rango costituzionale, che fanno capo ad altri soggetti discenti e famiglie. A tal proposito è opportuno citare l’art. 34 comma 1 della Costituzione che sancisce il diritto all’apprendimento e il diritto di accedere liberamente al sistema scolastico: ‘La Scuola è aperta a tutti’.
L’articolo 3, comma 2, Costituzione, ovvero il diritto all’uguaglianza dei punti di partenza: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Da tale premessa emerge che la funzione docente si estrinseca nell’ambito del dualismo diritti e doveri, come evidente in ogni testo normativo di riferimento. Tuttavia, la formazione non è un’attività rientrante nel novero dei doveri, altrimenti sarebbe concepita esclusivamente come adempimento di forma e non come spunto di crescita e di sviluppo.
Di tale cambiamento devono intendersi protagonisti tutti i rappresentanti delle varie componenti della Comunità Scolastica. Di guisa, la formazione assume valore fondamentale, attraverso l’individuazione di aree tematiche di rilievo. Solo così la Comunità Scolastica assumerà la vera connotazione di Lean Organization votata al miglioramento continuo, in cui le risorse professionali vengono liberate dalle limitazioni e dai vincoli gerarchici e riunite nel team di processo che diventa, nel rispetto delle indicazioni direttive, autosufficiente e responsabile dello svolgimento delle attività e delle qualità dell’output ottenuto.
Ovviamente un team in cui la conoscenza venga condivisa per generare confronto e competenza. Solo percorrendo tale strada la funzione docente realizzerà il processo di insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni. È il momento di cogliere come opportunità il cambiamento, ovvero come il prodromico presupposto per una riqualificazione strutturale del sistema educativo.
Cogliamo la sfida con l’auspicio di generare buone prassi, mutamenti sistemici e, soprattutto, poniamo le basi per sedimentare un senso di appartenenza dei discenti alla Comunità Educante e al territorio, solo così il tempo scuola sarà vissuto e non trascorso. Tutto ciò può realizzarsi con un supplemento d’anima che tutti gli educatori devono mettere in campo al di là degli impegni declinati dalla norma. Una Scuola che fa scuola e comunità.