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La transizione Esg? Scelta obbligata per chi vuole essere competitivo

La transizione verso modelli di business Esg (Environmental, Social, Governance) rappresenta oggi una delle sfide più rilevanti per le aziende. Questo cambiamento, richiesto dai mercati, dalle normative e dagli stakeholder, offre opportunità di innovazione e competitività, pur imponendo un ripensamento profondo delle strategie aziendali.

Tra i pilastri della transizione Esg emergono l’innovazione produttiva, la finanza agevolata, l’economia circolare e l’energy management. Le tecnologie per l’innovazione produttiva sono strumenti fondamentali per ottimizzare risorse, ridurre gli impatti ambientali e migliorare l’efficienza operativa.

Sistemi Erp integrati e piattaforme gestionali avanzate, promossi dal Piano Transizione 5.0, permettono alle aziende di rendere i processi più sostenibili e di contenere i costi. Allo stesso modo, il Piano Transizione 4.0 sostiene la digitalizzazione e l’acquisto di beni strumentali, favorendo la modernizzazione delle imprese.

Un altro elemento strategico è l’economia circolare, che punta a ridurre gli sprechi e a massimizzare l’uso delle risorse, con i Paesi Bassi come esempio di buone pratiche. Gli incentivi del Mise supportano processi produttivi rigenerativi, favorendo nuove opportunità di mercato e migliorando la reputazione aziendale.

Le imprese innovative possono così allinearsi a modelli sostenibili richiesti dai consumatori e dagli investitori. Anche l’energy management gioca un ruolo centrale. Ottimizzare i consumi e abbattere i costi energetici è ormai indispensabile. I piani di incentivo governativi incoraggiano l’adozione di tecnologie per l’efficienza energetica, rendendola una leva fondamentale per rafforzare la competitività delle imprese. Paesi come Germania, Stati Uniti e Cina guidano l’innovazione, grazie a politiche di supporto soprattutto per il fotovoltaico.

Accanto a queste competenze tecniche, emerge la necessità di capacità manageriali adeguate a guidare il cambiamento organizzativo. La transizione Esg richiede una trasformazione culturale che coinvolga l’intera struttura aziendale. Il Fondo Nuove Competenze 2024 offre un supporto cruciale per formare i dipendenti in ambiti come digitalizzazione e sostenibilità, garantendo aggiornamenti essenziali senza gravare sui costi aziendali. Misure poi come il credito d’imposta per le Zone economiche speciali (Zes), attive dal 2024, stimolano investimenti in beni strumentali e infrastrutture innovative, contribuendo a ridurre il divario territoriale e rafforzando il tessuto produttivo, specialmente nelle aree meno sviluppate del Paese.

Le grandi aziende, grazie a risorse maggiori, possono implementare strategie Esg complesse, spesso con team dedicati alla sostenibilità. Le pmi, invece, si concentrano su interventi mirati, come l’efficienza energetica, che offre benefici tangibili anche con investimenti ridotti. Tuttavia, entrambe le tipologie di imprese devono fare della sostenibilità un pilastro strategico per il loro sviluppo futuro. La transizione Esg non è solo una necessità normativa o un imperativo etico: è una straordinaria leva strategica per garantire resilienza e successo in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità. Investire in innovazione, tecnologie e competenze è una scelta imprescindibile per costruire un futuro competitivo e sostenibile.

Armando Rossi è delegato del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli per i rapporti con le imprese

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