C’è un’Italia che vive sospesa tra passato e futuro, tra abbandono e rinascita. È l’Italia dei borghi, una galassia di piccoli centri, soprattutto nel Sud, che raccontano la nostra storia ma rischiano di restare solo un ricordo. Oggi, oltre 5.800 borghi sono a rischio di spopolamento: case vuote, strade silenziose, scuole chiuse. Ma non è solo una perdita culturale, è una ferita che impoverisce l’intero Paese, lasciando aree sempre più isolate e lontane dalle opportunità che il mondo moderno offre.
La chiave per invertire questa tendenza potrebbe arrivare dalla tecnologia, unita a una visione di sviluppo territoriale coraggiosa e strutturata. Immaginiamo i borghi del Mezzogiorno non come cartoline del passato, ma come hub del futuro, connessi al mondo attraverso tecnologie avanzate come l’Internet satellitare. Elon Musk, con il progetto Starlink, ha dimostrato che è possibile portare la banda larga anche nei luoghi più remoti, abbattendo barriere che sembravano insormontabili. Questa tecnologia rappresenta un’opportunità straordinaria per il Sud: offrire connessioni veloci e stabili significa aprire questi territori a nuove prospettive: penso ai cosiddetti “nomadi digitali”, professionisti dello smart working, studenti e ricercatori che potrebbero scegliere i borghi come luogo di vita e lavoro, attratti dalla qualità della vita e dalla possibilità di essere sempre connessi al mondo.
Tuttavia, la connessione tecnologica, per quanto rivoluzionaria, non può bastare. È necessario, anzi indispensabile, integrare questo progresso con un ripensamento dei servizi essenziali e delle infrastrutture. La sanità di prossimità, per esempio, deve tornare al centro delle politiche pubbliche, con poliambulatori e centri diagnostici che possano garantire cure immediate e di qualità anche nei luoghi più isolati. Allo stesso modo, è urgente migliorare i collegamenti stradali, ferroviari e aeroportuali per consentire ai borghi di dialogare con il resto del Paese e del mondo. La rigenerazione urbana deve accompagnarsi a una rigenerazione sociale, ricostruendo reti di comunità che il tempo e l’abbandono hanno progressivamente indebolito.
La rinascita dei borghi del Mezzogiorno non è solo una questione locale, ma una sfida nazionale. Ripopolare queste aree, renderle attrattive e autosufficienti significa trasformare il Sud in un laboratorio di innovazione. Zone franche con incentivi fiscali mirati, energie rinnovabili per alimentare borghi sostenibili, fondi europei per ristrutturare edifici storici e adattarli a nuove funzioni possono essere i pilastri di un modello replicabile anche altrove. Ma tutto questo presuppone una visione coraggiosa e, soprattutto, una chiara e precisa volontà politica.
L’Italia non può più permettersi di ignorare il Sud e i suoi borghi, relegandoli a una narrazione di arretratezza e marginalità. Al contrario, devono essere considerati come il fulcro di una strategia di sviluppo che punti a valorizzare il patrimonio unico che rappresentano. Salvare i borghi del Sud non è solo un gesto di tutela del passato: è un investimento sul futuro. Un Sud forte e connesso è la chiave per un’Italia più giusta, competitiva e capace di affrontare le sfide globali. I borghi del Meridione non devono morire, ma trasformarsi in autentici avamposti del cambiamento. È un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere in alcun modo. È il momento di scegliere se restare fermi a guardare, come troppe volte è accaduto in passato, oppure agire per costruire un futuro in cui tecnologia, servizi e comunità tornino a far vivere il cuore pulsante del Mezzogiorno.