Categorie
Le idee Le idee

La politica riparta da territori, militanza e competenza

Viviamo un’epoca in cui la politica sembra sempre più distante dalla vita quotidiana dei cittadini. Il dibattito pubblico è dominato da slogan, strategie di consenso effimero e logiche di potere che hanno trasformato la realtà politica in una dimensione autoreferenziale, sempre più scollegata dai bisogni concreti della società. Ma c’è un dato altrettanto evidente: le persone vogliono tornare a fare politica, vogliono partecipare alle decisioni che plasmano il futuro del nostro Paese.

Per farlo, però, è necessario uscire dall’illusione che il cambiamento possa avvenire esclusivamente attraverso movimenti fluidi e senza alcuna struttura. La nostra Costituzione è chiara: sono i partiti politici gli strumenti con cui i cittadini concorrono alla vita democratica del Paese. Oggi, invece, il populismo ha diffuso l’idea che siano i movimenti a influenzare le scelte politiche, facendo credere che le strutture organizzate siano obsolete, che la politica possa essere fatta senza formazione, senza militanza, senza esperienza. Tutto sbagliato. Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che i partiti siano inutili, che la politica possa essere fatta senza strutture e senza processi democratici interni. Ci hanno fatto credere che l’unica vera partecipazione sia quella dell’indignazione sui social, del voto di protesta, del leaderismo estemporaneo.

Il risultato? Una politica sempre più improvvisata e raffazzonata, scollegata dai territori, incapace di produrre una vera e propria visione di lungo periodo. Il paradosso è che, mentre i partiti si svuotano di contenuti e membri effettivi, la voglia di partecipazione cresce. Le persone sentono il bisogno di contare, di essere parte attiva delle decisioni che riguardano il proprio futuro e quello del Paese in cui vivono. Ma per farlo serve una politica con la P maiuscola, una politica che torni ad essere territorialità, militanza e competenza.

Se vogliamo ricostruire la politica reale, dobbiamo partire infatti da alcuni punti fermi che sono imprescindibili, anche se spesso dimenticati. Innanzitutto la territorialità: la politica si fa nelle sezioni, nei circoli, nei luoghi dove le persone vivono e lavorano. La politica non può essere confinata ai salotti dei talk show o ai social media. Serve un ritorno alle piazze, agli incontri faccia a faccia, al confronto diretto con i cittadini. Militanza: fare politica significa impegnarsi ogni giorno, non solo nelle fasi che precedono le consultazioni elettorali. Significa costruire comunità, coinvolgere nuove generazioni, trasmettere valori.

Non basta indignarsi quando qualcosa non va bene, bisogna agire. Competenza: la politica non è improvvisazione. Governare un Paese, una città, una comunità richiede preparazione, studio e visione strategica. Abbiamo bisogno di una classe dirigente all’altezza delle sfide del presente e del futuro. Non dobbiamo accettare l’idea che la politica sia un mondo lontano, accessibile solo a pochi eletti o peggio. Il futuro appartiene a chi decide di costruirlo, a chi sceglie di impegnarsi, a chi capisce che la politica non è uno spettacolo da guardare a distanza o dietro uno schermo ma un’azione da vivere.

Meno realtà politica, più politica reale verrebbe da dire. Ripartiamo dai territori, dalla militanza, dalla competenza. Ripartiamo dalla politica, ma da quella vera.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version