Si scrive in queste settimane molto e tanto si dice sulle risorse economiche che non ci sono o sono sprecate nel modo peggiore. Il Mezzogiorno d’Italia in tutto questo gioca una partita doppia. La partita vera del suo futuro: la lotta intransigente al malaffare, alla delinquenza organizzata, alle mafie di ogni genere.
Negli ultimi mesi magistrati coraggiosi provano a suonare la sveglia, a sollecitare le Istituzioni di ogni ordine e grado, il pilastro sociale a fare qualcosa, a reagire insieme. Il Capo della procura di Avellino, Domenico Airoma, nei suoi convegni con le scuole, con il tessuto produttivo, con le parrocchie non perde occasione per dire: «Le comunità devono reagire e collaborare. Poche denunce rispetto ad episodi eseguiti con metodo mafioso su cui indaga la Dda. Il clima di rassegnazione non aiuta la legalità».
In occasione della prima tappa dell’Osservatorio sulla legalità in Provincia di Avellino, Airoma lancia l’allarme: «La camorra è viva e vegeta nel Vallo di Lauro». Gli fa eco il colonnello della Finanza, Leonardo Erre: «La criminalità economica è la vera minaccia. Infiltrazioni mafiose nei settori produttivi sono il cancro del Vallo di Lauro». A qualche chilometro da Avellino, a Foggia in Puglia, un magistrato impegnato da una vita nella lotta alla “Quarta mafia”, Antonio Laronga, dichiara con amarezza: «A Foggia c’è una società civile senza moralità. Per anni sono vissuto isolato, sotto scorta per il mio lavoro.
Ho evitato accuratamente di fare vita pubblica e di stringere mani per non correre il rischio, da foggiano, di essere percepito come contiguo allo sfascio morale di Foggia perché un uomo dello Stato deve marcare le distanze dalla linea grigia che ha inquinato questa città».
Basta spostarsi ancora di pochi chilometri da Foggia, a Potenza dove i “basilischi” nati nel 1994, controllano di fatto l’intera Lucania e i suoi articolati economici. Il lavoro enorme della Procura di Potenza, guidata da Armando Altieri, non trova anche in questa terra le connessioni con la società civile, con i mondi vitali per una forte reazione dal basso. Da Napoli e precisamente dal procuratore Nicola Gratteri arrivano sollecitazioni continue, proposte operative, ragionamenti sulle cose da fare insieme. “Insieme”, la parola usata dall’arcivescovo di Benevento, mons. Accrocca, solo insieme possiamo avere un futuro. I Vescovi meridionali sono chiamati all’impegno pastorale nel rilanciare la nota “Educare alla legalità”, al rispetto delle leggi.
La scuola prova a dare un contributo con i continui convegni sul tema della legalità e della lotta alla criminalità. L’Università prova ad essere un riferimento da Catanzaro a Reggio Calabria a Napoli a Potenza fino a Foggia. A Foggia c’è un importante corso di laurea in Scienze Investigative, frequentato da centinaia di studenti che arrivano da tutte le Regioni meridionali. Eppure tutto questo non basta, se il grido dall’allarme lanciato dei nostri magistrati, diventa sempre più forte e sempre più nel silenzio assordante la risposta. Un fiume impetuoso di denaro sporco, pare transitare, nel mare magnum del “riciclaggio”, dove pure si tenta di fare qualcosa. Qui abbiamo figure professionali di altissimo profilo europeo sul tema. Eppure pare non tocchiamo palla. Io stesso ho collaborato ad un Pdl sul tema “L’importanza della della lotta al riciclaggio”, proposta di legge di cui si sono perse le tracce nei meandri parlamentari.
In quella proposta ho parlato dei 5000 piccoli comuni italiani come il patrimonio istituzionale più esposto, il vero anello debole della catena istituzionale italiana nella lotta al riciclaggio ed alle attività finanziarie sommerse. Una potenziale diga, oppure il passe-partout per ogni attività in materia di appalti pubblici. Cosa fare? Occorre dotare le Pubbliche Amministrazioni dei Comuni (quelli piccoli in particolare) italiani ed europei (la sfida è globale), di nuovi strumenti in grado di verificare preventivamente e non a posteriori il controllo e la gestione degli appalti pubblici. Il Pnrr rappresentava e rappresenta il vero banco di prova per valutare la capacità delle istituzioni italiane nel saper costruire l’anti virus a forme di delinquenza finanziaria sempre più dotate di innovativi strumenti di ingegneria finanziaria. Chi controlla il denaro controlla anche le azioni criminali che fanno del loro agire il “tappo” vero ai sogni di crescita di un Mezzogiorno che fatica ad assumersi l’onere della “responsabilità” e continua a ritenere che il “ fai da te” e in molte aree del Paese che sia “l’anti stato” la strada giusta . Una “governance” unica dei flussi finanziari, una connessione vera con l’Ue e sopratutto tanta ma tanta buona politica e buone pratiche amministrative la soluzione da trovare insieme a questa enorme piaga. Al giudice Laronga, al quale va tutta la nostra gratitudine e rispetto per la sua “missione”, dalle Colonne de “L’Edicola” dico con grande rispetto che Foggia, la Capitanata, il Sud possono ancora dire qualcosa. Proviamoci, giorno per giorno.
Bentornato,
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