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La “paghetta”, strumento educativo per la gestione delle risorse

Si manifesta ancora una volta il divario tra l’Italia e i Paesi del Nord Europa, stavolta nella diffusione della cultura dell’autonomia finanziaria tra gli adolescenti. Se per Nazioni come Finlandia, Svezia, Danimarca l’autonomia economica non è una eccezione ma una tappa educativa, il processo culturale in Italia è ancora lento e lo dimostrano le percentuali basse di adolescenti coinvolti in attività lavorative occasionali. Il problema spesso non dipende dalla mancanza di volontà degli adolescenti, sui quali non riponiamo la nostra fiducia, ma ancora in un forte retaggio culturale diffidente che fatica a leggere il valore educativo del lavoro precoce e passare il messaggio, “si studia e basta”, “il lavoro viene dopo”, “chi fa lavoretti ne ha bisogno”, “i figli di persone importanti non lavorano”.

In questo periodo storico, più che mai, caratterizzato da crisi ricorrenti, instabilità lavorative e disuguaglianze intergenerazionali, non educare gli adolescenti al lavoro e alla gestione del proprio denaro significa consegnarli disarmati al futuro. Forse sono proprio gli adolescenti a chiedere di cambiare e trasformare la cultura della delega genitoriale in una cultura della responsabilizzazione.

Tanto emerge da uno studio condotto su un campione di 700 adolescenti delle scuole secondarie di secondo grado della città di Foggia selezionati casualmente per garantire eterogeneità socio demografica che rientra in progetto sul tema dedicato. I risultati sono stati pubblicati su Statistica e Società rivista quadrimestrale per la diffusione della cultura statistica categoria Impatto Socio Economico.

Dall’analisi statistica emerge una maggiore inclinazione del genere maschile verso l’attività lavorativa e una tendenza del genere femminile ad un approccio più passivo suggerendo la persistenza di differenze culturali e comportamenti di genere nella costruzione dell’autonomia economica, rimarcando come stereotipi culturali e familiari ancora influenzino le aspettative, ancora una volta serve educazione alla parità economica. Lo studio statistico si concentra sulla variabile dipendente “ propensione al lavoretto” e come covariabili l’età, il genere e la corresponsione di una paghetta da parte della famiglia.

La variabile età risulta un predittore significativo nella propensione degli adolescenti a svolgere un lavoretto, questo significa che l’età è un fattore determinante nella scelta degli adolescenti di intraprendere lavoretti occasionali, con un aumento della propensione che cresce in modo costante con l’avanzare dell’età. La dimensione più significativa che emerge dall’indagine riguarda la percezione della paghetta, intesa non solo come supporto economico, ma come fattore in grado di influenzare la motivazione al lavoro tra gli adolescenti. I risultati evidenziano come la paghetta non disincentiva l’iniziativa lavorativa, ma al contrario può rafforzarla, offrendo una base economica e psicologica che facilità l’iniziativa personale. Il modello conferma quindi che la ricezione della paghetta è associata a una maggiore propensione al lavoro tra gli adolescenti, i quali sembrano motivati a gestire autonomamente le proprie risorse economiche e a sviluppare competenze di responsabilità finanziaria. Questo indica che, a parità di età e genere, ricevere una paghetta dai genitori aumenta la probabilità di svolgere un lavoretto. Lo studio poi si concentra sull’analisi delle scelta di spesa per genere evidenziando differenze comportamentali marcate tra studenti e studentesse nella gestione delle risorse economiche. Questi dati confermano che, mentre i ragazzi tendono a investire in strumenti che rafforzano l’autonomia e l’individualismo (tecnologia, veicoli, risparmio), le ragazze mostrano una maggiore attenzione a relazioni sociali, esperienze culturali e condivisione, delineando modelli di consumo distinti ma coerenti con i cambiamenti socio-culturali contemporanei. Con questo articolo si lanciano spunti di riflessione, l’autonomia finanziaria dei giovani nel nostro Paese non è da considerarsi un obiettivo irraggiungibile ma un potenziale cambio di prospettiva che offra fiducia responsabilità e opportunità di crescita dei futuri adulti.

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