La nostra sanità malata

C’è sempre un peccato originale all’inizio di ogni problematica e, per i guasti della nostra Sanità pugliese, ma direi anche italiana, questo peccato si chiama “Tagli di Risorse alla Sanità”.

Questo ha portato a riduzione delle piante organiche, tagli ai posti letto, mancato decollo della medicina territoriale. Su questa miscela esplosiva si sono inseriti la ripresa della Pandemia da Sars CoV-2 ed il Caldo Torrido che hanno prodotto disagio nel Sistema dell’Emergenza Urgenza per la carenza di personale, specie di medici.

Per anni abbiamo assistito, nonostante le nostre proteste, alla riduzione dei fondi destinati alla sanità, anche attraverso l’introduzione dei tetti di spesa che si sono concretizzati poi nei tagli di personale, attraverso il blocco del turn-over, ed ai tagli dei posti letto.

Il perdurare di questo modo di gestire la Sanità ha portato a tutto ciò che da qualche anno a questa parte, e ancor più in questi ultimi due anni di Pandemia, sta provocando grande disagio nell’assistenza sanitaria delle Persone.

Aggiungiamo, ancora, una miope o inesistenze politica di Sanità del Territorio che, a fronte del quasi nulla attualmente presente, avrebbe avuto una grande importanza nella gestione delle patologie croniche con la riduzione del ricorso delle persone ai pronto soccorso che sarebbero stati utilizzati solo per problematiche di salute acute e gravi. Grande affidamento si fa, attualmente, sui fondi del Pnrr per lo sviluppo del Territorio ma, a nostro avviso, la strada sarà ancora difficoltosa e molto lunga.

Ma torniamo agli ospedali presi di assalto in questi giorni dalle persone, specie a causa dell’impennata dei ricoveri dovuti ad Omicron Ba 5 ed al caldo torrido, che provoca malori anche gravi negli anziani e nelle persone fragili, e che sono alla base delle lunghe file di attesa, specie nei grossi ospedali regionali. Persone che aspettano di essere visitate o di essere ricoverate e la cui presa in carico è ritardata dalla carenza dei medici e da quella dei posti letto.

In questo scenario emergenziale, si inserisce la disposizione Regionale del 1 luglio, che prevede l’utilizzo dei medici di tutte le Unità operative degli ospedali per dare man forte ai colleghi del Pronto soccorso.

Rimaniamo fortemente disorientati da questa disposizione perché così facendo si vanno a depauperare ancor più le piante organiche dei reparti, cosa che provocherà di conseguenza una riduzione dell’assistenza per i degenti di queste divisioni a causa di sempre meno medici in servizio. Tutto ciò porterà, verosimilmente, anche ad una ulteriore crescita delle già lunghe liste di attesa, ad una riduzione dell’attività specialistica non d’urgenza, ad un allungamento dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici non urgenti. Non parliamo poi del fatto che salteranno ferie, riposi, congedi, per persone che hanno lavorato sodo ed allo spasimo fino ad ora.

È di tutta evidenza che ogni medico, nell’interesse delle persone e per deontologia, andrà a dare man forte ai colleghi dell’emergenza urgenza, così come è avvenuto nelle pregresse ondate pandemiche dove ortopedici, dermatologi, chirurghi, cardiologi e così via, sono andati a prendersi cure di pazienti che avevano l’infezione, pur non essendo infettivologi, ma non è così che deve funzionare una buona sanità.

Qui ci sono errori di politica sanitaria, in tutti questi anni sono mancate le assunzioni, non si è incentivato il difficoltoso lavoro del medico e del personale dell’emergenza urgenza, non si sono implementati i posti letto per acuti, non si è saputo essere abbastanza attrattivi nei confronti dei giovani laureati in medicina o dei giovani specialisti, specie nelle discipline in cui siamo carenti, permettendo il loro esodo verso altre regioni o all’estero, ove una offerta di lavoro stabile risultava essere più allettante.

Bisogna cambiare registro e sanare le carenze, non è spostando le persone da una parte all’altra che si risolvono i problemi, ma solo investendo risorse nella Sanità pugliese, assumendo i medici ed il personale mancante negli organici, aumentando i posti letto, facendo decollare la sanità del territorio, allora si, che questa nostra sanità, ammalata cronica, che peggiora ogni anno di più, può sperare nella guarigione.

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