Nella vita ci sono cambiamenti che rappresentano tappe evolutive importanti che segnano un confine e allora ci vengono in mente la nascita, l’adolescenza, la gravidanza: tutti eventi vissuti con partecipazione collettiva e poi c’è ne sono alcuni, invece, che arrivano in silenzio, come il vento del deserto: invisibile ma capace di modificare il paesaggio.
Uno di questi momenti è la menopausa. Parola di etimologia greca, composta da mén, “mese”, e paûsis, “cessazione” e rappresenta il tempo in cui le ovaie diventano gradualmente più piccole ed atrofiche, la produzione di estrogeni cala sensibilmente e quella del progesterone cessa definitivamente. Tutto ciò si accompagna ad un evento simbolo di questa nuova fase, detta anche climaterio, ovvero la cessazione delle mestruazioni.
In tale periodo possono verificarsi anche perdita di massa ossea con conseguente osteoporosi, aumento della pressione arteriosa, rimodellamento fisico con incremento del peso corporeo, secchezza cutanea, comparsa di rughe, diminuzione dell’elasticità dei tessuti, calo della libido con sbalzi d’umore. Quello che maggiormente è collegato nell’immaginario collettivo alla menopausa, è la comparsa delle vampate di calore, che si manifestano in modo soggettivo. Eppure climaterio non significa senescenza, ma un rito di passaggio verso un tempo sacro, che determina un nuovo inizio.
Nell’antica Grecia era quello il momento in cui si diventava sagge, non più sotto l’influsso della luna, ma interpreti dell’immutabile potenza del sole. Oggi in alcune tribù è il portale che si attraversa per avvicinarsi ad una dimensione altra: tramite tra cielo e terra. Dal punto di vista evolutivo si tratta di una strategia non di un errore biologico, infatti la donna non avendo più figli da accudire, può diventare una guida per chi le sta intorno. Può occuparsi della salute dei nipoti, della loro crescita, può trasferire loro immagini di saggezza e conoscenza derivate dalla propria esperienza.
Questa è quella che gli antropologi definiscono “ipotesi della nonna”. E forse non è un caso che nel mito nessuna dea ha le mestruazioni, in quanto si tratta di creature eterne, intatte, al di fuori da una biologia del tempo. E allora perché non pensare che attraverso la menopausa ogni donna scende nel profondo della propria Anima, per riappropriarsi di antichi archetipi perduti nei labirinti dei secoli e riappropriarsi di quella dea che la abita.