Le porte si chiudono a chiave, i telefoni tacciono, le telecamere si spengono. Inizia così, nel cuore pulsante della Cristianità, uno dei rituali più solenni e impenetrabili del mondo moderno: il Conclave, ovvero, letteralmente, “cum clave”, chiuso a chiave, in un processo che ha il compito di designare il nuovo Vescovo di Roma, il Papa.
Il Conclave non è solo un evento religioso; è una macchina perfetta fatta di regole antiche e disposizioni canoniche modernissime. L’elezione del Pontefice è infatti regolata dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 e ritoccata nel 2013 da Benedetto XVI con il motu proprio Normas nonnullas.
Prima di entrare nella Sistina, i Cardinali si muovono tra incontri riservati noti come congregazioni generali, presiedute dal Decano del Collegio. È lì che si definiscono non solo le esequie del Papa defunto, ma anche le riflessioni sullo stato della Chiesa. Nulla, però, può trapelare all’esterno: il riserbo è d’obbligo e le sanzioni sono severe.
Possono votare solo i Cardinali che non abbiano compiuto gli 80 anni alla data dell’inizio della sede vacante. I porporati più anziani, pur esclusi dal voto, restano parte viva del processo spirituale, partecipando alle congregazioni e guidando i fedeli nella preghiera. Sono invece esclusi in modo permanente i cardinali deposti o dimissionari. E se un cardinale elettore decidesse di non entrare in Vaticano, si procede lo stesso.
Intanto, la rinuncia del cardinale Giovanni Angelo Becciu — condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per peculato e abuso d’ufficio ma ribaltabile in fase di appello — ha acceso i riflettori su un vuoto normativo: non esiste infatti una regola chiara su come una condanna penale resa dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano possa influire sul ruolo di un cardinale, specialmente sul diritto di partecipare a un conclave. Questo crea una tensione tra la giustizia vaticana e la dottrina tradizionale della Chiesa, che difende l’autonomia dell’autorità spirituale da quella temporale. La rinuncia ha evitato un possibile conflitto legale e interpretativo, ma l’assenza di una decisione esplicita o valida del Papa in carica lascia una questione irrisolta, che spetterà al futuro Pontefice chiarire.
Quindi una volta iniziato il Conclave, i Cardinali vengono ospitati nella Domus Sanctae Marthae, blindata contro ogni contatto col mondo esterno. Dalla residenza alla Cappella Sistina si spostano in un percorso protetto. Lì, ogni contatto con l’esterno è vietato: niente giornali, niente email, niente telefonate. Anche il personale incaricato deve giurare riservatezza assoluta, pena la scomunica latae sententiae, automatica e senza appello.
La liturgia dell’elezione comincia con la Messa Pro Eligendo Papa, seguita dalla solenne processione e dal canto del Veni Creator Spiritus. Dopo il giuramento, il celebre ordine “extra omnes” risuona nella Sistina: tutti gli estranei devono uscire. Resta solo lo Spirito Santo… e i Cardinali elettori.
L’unica modalità di voto ammessa è lo scrutinio segreto. Ogni cardinale scrive un solo nome su una scheda. Nessun nome ripetuto, nessun errore ammesso: pena la nullità. Le urne si aprono, le schede vengono mescolate, contate e scrutinate da tre Cardinali scrutatori. Serve la maggioranza dei due terzi. Se non si raggiunge, si ricomincia. Due votazioni al giorno, mattina e pomeriggio.
Qualora dopo tre giorni non si arrivi a un risultato, i Cardinali fanno una pausa. Poi ricominciano. E se dopo sette votazioni la fumata resta nera, altra pausa. E così via. Alla fine, se il vicolo cieco persiste, si restringe il campo: solo i due nomi più votati restano in gioco, ma non possono votare.
Niente accordi sottobanco, niente patti segreti. La legge è chiara: nessuno può influenzare il voto dei Cardinali, né con promesse, né con pressioni, né con “consigli” da parte di autorità civili o ecclesiastiche. È vietato anche impegnarsi, in forma scritta o verbale, a sostenere un candidato o a ostacolarne un altro. Le “capitolazioni”, ossia accordi interni fra Cardinali su cosa fare una volta eletto il Papa, sono considerate nulle e pericolose.
E alla fine, quando un nome riesce a raccogliere almeno i due terzi dei consensi, avviene l’elezione. Dalla Sistina si leva il celebre fumo bianco e la Chiesa annuncia al mondo che ha un nuovo Pastore. Il segreto, però, resta. Tutto ciò che è accaduto dentro il Conclave, resta nel Conclave. Per sempre.
Il Conclave è dunque molto più di un’elezione: è un baluardo contro l’influenza del mondo, un rito sospeso tra Medioevo e futuro. Dove il sacro si fa sistema e il sistema si fa silenzio.
Bentornato,
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