È un’estate calda. Non solo meteorologicamente. La politica italiana quest’anno non è andata in ferie. Mancano pochi giorni alla ripresa e, mentre qualche politico ininfluente ci informa delle sue inutili vacanze (“Vacanze da che?”, avrebbe detto Marchionne), chi è al centro di processi decisionali importanti è ancora al lavoro. Tra tutte le questioni è il regionalismo a tenere banco. Calderoli ha reso un’articolata intervista dove ha dato prova della consueta sagacia, ma anche di una certa saggezza. Tuttavia, nonostante i toni parzialmente rassicuranti, mentre le prime regioni si stanno attrezzando per aprire le trattative con il governo sulla prima tranche di competenze legislative, l’opposizione non molla l’osso, anzi rilancia. Due quesiti referendari sono in dirittura di arrivo. L’esame di ammissibilità da parte della Corte sarà un grande fatto politico. Non entriamo ancora nel merito, per ora basterà annotare alcuni dati che spiccano. Primo. La Campania è la terra da cui provengono la parte più importante delle firme e stupisce che ciò sia avvenuto tra fine luglio e agosto in una terra di mare e sole: la mobilitazione, guidata da politici e intellettuali, c’è stata.
Secondo. Anche il Nord, grazie alla nuova possibilità della sottoscrizione elettronica, ha dato un contributo non da poco: la legge Calderoli anche lì non piace a molti e questa è una richiesta di coesione sociale e una presa d’atto che da soli non si va da nessuna parte. Terzo. C’è una grande novità, destinata a modificare il quadro. Mentre i referendum si terrebbero, se tutto va bene, tra diversi mesi, un tempo certamente utile per tenere il governo sulla graticola ma disfunzionale nell’immediato, la Puglia di Emiliano ha preso una decisione importante che cambia l’agenda, annunciando di impugnare la legge Calderoli per vizi di legittimità costituzionale. Una decisione importante che, curiosamente, nessuna Regione aveva ancora preso, tanto che i termini per l’impugnativa sono ormai prossimi a scadere. Se la Puglia andrà avanti la Corte costituzionale potrebbe esaminare la legge per contrasto con la Costituzione nel giro di poche settimane, un tempo che scombussola sia l’agenda del governo sia quella dell’opposizione. Eppure questa è la via maestra perché, prima di chiederci se questa legge è inopportuna e, come tale da abrogare, andrebbe verificato se sia conforme a Costituzione. La Puglia sarà rappresentata legalmente da uno dei più autorevoli costituzionalisti. È qui che ora si sposta la battaglia, dove in forma di argomenti giuridici verranno poste grandi questioni politiche, a partire dalla perequazione e dalla tutela dei livelli essenziali delle prestazioni. L’inerzia delle Regioni, Campania in primis, su questo fronte era apparsa sospetta, come se in fondo più della coesione nazionale contasse rafforzare i potentati locali. Con la mossa della Giunta pugliese, che dovrà avere un rapido seguito in Consiglio, la Puglia si fa protagonista dell’opposizione al processo di devolution di ulteriori competenze. Una grande novità maturata a ridosso di Ferragosto, di un’estate che politicamente non è mai iniziata.