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La lezione dei cardinali alla politica

A poco servono i richiami all’unità e le invocazioni dello Spirito Santo. Quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni che precedono il conclave, è una campagna elettorale in piena regola. Le omelie pronunciare e le interviste rilasciate da ciascuno dei cardinali chiamati a eleggere il successore di papa Francesco, d’altra parte, restituiscono l’immagine di una Chiesa profondamente spaccata tra conservatori, moderati e progressisti, proprio come se si trattasse di un Parlamento nazionale o di un’assemblea regionale. Una differenza, però, c’è ed è anche evidente: mentre lo scontro tra cardinali avviene a livelli molto alti, concentrandosi su temi complessi e sempre con lo sguardo rivolto al futuro, il dibattito politico in Puglia e nel resto d’Italia si concentra su questioni che poco interessano a chi deve guadagnarsi da vivere giorno dopo giorno.

Le schermaglie tra i cardinali lo dimostrano incontrovertibilmente. In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Camillo Ruini ha auspicato che «il conclave restituisca la Chiesa ai cattolici». Di più, l’ex vicario della diocesi di Roma ha fatto ricorso alla parabola del figliuol prodigo per descrivere la condizione psicologica di molti “bravi cattolici” che, negli anni del pontificato di Francesco, avrebbero percepito una preferenza per peccatori come omosessuali e divorziati: Bergoglio sarebbe stato più vicino a questi che non ai cattolici che non si sono mai allontanati dal dettato del Vangelo.

Pronta la replica di due cardinali considerati “bergogliani” di stretta osservanza. Da una parte Baldo Reina, attuale vicario per la diocesi di Roma, ha chiarito che la navigazione della barca di Pietro dovrà continuare a essere larga e fuori dal confine della rotta tradizionale: un po’ come dire che la strada tracciata da papa Francesco non può essere abbandonata. Dall’altra Mauro Gambetti, vicario per la Città del Vaticano, è andato oltre precisando che, per ottenere la vita eterna, non conta la fede né la dottrina né la frequenza con cui si va in chiesa, ma condividere l’umanità. Perché, ha aggiunto Gambetti, «chi tocca l’uomo, tocca Dio». Ed è proprio questo il punto: a prescindere dalle diverse posizioni e a dispetto dei toni magniloquenti, le parole dei cardinali riguardano la dimensione più profonda della vita delle persone e cioè l’orientamento sessuale, l’atteggiamento nei confronti dei divorziati, l’approccio verso poveri e carcerati e così via. Il tutto senza compromessi, tatticismi o equilibrismi.

Per la politica, invece, vale il discorso opposto. La data delle prossime elezioni regionali pugliesi, per esempio, non è stata ancora fissata. Eppure già si respira un clima da campagna elettorale. Di contenuti che riguardino la “carne viva” della gente, però, nemmeno l’ombra. Maggioranza e opposizione sono da tempo impegnate in una sterile discussione sulle norme da introdurre per evitare il taglio dei posti in Via Gentile e assicurarsi uno scranno per altri cinque anni, per abbassare la soglia di sbarramento e “guadagnare” un consigliere, per allungare la legislatura di una manciata di mesi e portare a casa qualche soldino pubblico in più. Nessuno discute della Puglia che è e di quella che dovrà essere, della lotta al trasformismo e alla corruzione, dello sviluppo economico da alimentare, delle strategie per arginare lo spopolamento delle aree interne e richiamare i giovani che negli ultimi anni sono stati costretti a fuggire. È come se i cardinali discutessero delle regole dell’elezione del papa tralasciando le questioni che interessano davvero alle persone. Perciò la politica locale farebbe bene a imitare i cardinali che, pur palesemente spaccati, non perdono di vista i loro obiettivi: la Chiesa e l’uomo. È quello che papa Francesco ha insegnato a tutti e che tutti, a meno di un mese dalla sua morte, sembrano aver già dimenticato.

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