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La lavata di faccia nel curare i bambini nella follia di Gaza

Gaza atto settimo. Il ‘barbecue’ di Villa Taverna, sede dell’ambasciata Americana a Roma, dove ha fatto il suo debutto il nuovo ambasciatore, è stato l’emblema del servilismo, della piaggeria, della sottomissione.
Trump, in linea con la sua disastrosa politica, ha nominato un miliardario Texano, Joseph Fertitta, Ambasciatore a Roma; ‘party’ di insediamento modello festa strapaesana, avvolta nei fumi della carne, delle patatine fritte, della senape e dell’immancabile coca cola; peccato che la folla che ha assaltato la sede dell’Ambasciata di Via Veneto, non fosse in pantaloncini, maglietta e scarpe da tennis, tutt’altro; tutti abbottonati e incravattati o con abito lungo e tacchi a spillo come si addice all’esercito di circa duemila cortigiani, che hanno sfidato il torrido caldo romano per un selfie o per dire ‘Io c’ero’.

Io me li vedo gli esegeti della destra del passato, quelli ‘tutto d’un pezzo’, della ‘schiena dritta e testa alta’, rivoltarsi dal disgusto, dal disdoro, di fronte a queste orde che, come giustamente ha spiegato Donald Trump, gli vogliono baciare il culo.

I professionisti del lecchinaggio c’erano tutti; sono i politici 5.0, quella razza che ha fatto della genuflessione un mestiere. La stragrande maggioranza. Avranno mangiato (male), bevuto (peggio) e avranno brindato: ma a cosa? Al genocidio di Gaza? Gente senza sangue, capace di non vedere le centinaia di migliaia di morti straziati, dalla follia omicida di Israele.

Le immagini che continuano ad arrivare da Gaza sono terrificanti. Giorgia, donna, madre e cristiana, pensa di salvarsi l’anima quando ci annuncia che molti bambini palestinesi saranno curati in Italia.

E non capisce.

Non capisce che nella follia criminale di Israele, permettere di curare qualche bambino all’estero vuol dire allontanare i riflettori dalle continue mattanze quotidiane. O, forse, lo sa molto bene; continuare a vendere armi ad Israele, avere affidato la cybersecurity, con tanto di contratto, al Mossad israeliano cos’altro può essere se non complicità con Israele.

Tutto questo, pattuito e gestito di comune accordo con il palazzinaro Trump che vede a Gaza la più importante speculazione edilizia di sempre.

Cosa c’è di più abominevole?

Secondo i dati degli studi della Harvard University, a Gaza, mancano all’appello circa trecentomila persone; secondo le fonti ufficiali i morti accertati sono circa ottantamila, cosa ci sia sotto le macerie non è dato sapere. Non c’è elettricità, non c’è benzina, non c’è acqua, non c’è cibo, a Gaza ci sono solo morti e “dead men walking”.

Strump doveva fermare tutte le guerre e ha imbrogliato tutta la comunità internazionale e il suo elettorato, bombardando e assecondando i terroristi Israeliani nella guerra contro l’Iran; giusto per buona memoria, non sto a fare l’elenco dettagliato, ma gli Stati Uniti d’America, dopo la seconda guerra Mondiale hanno bombardato, senza ragione 30 paesi, raccontandoci che esportavano libertà e democrazia; hanno finanziato rivoluzioni e golpe in molti paesi sudamericani, salvo poi bombardarli di nuovo.

Mai nessuno ha osato chiedergli conto anzi, continuiamo a stare nella Nato rendendoci complici di questa turpe politica terroristica e oggi, con la aurea stupidità che ci contraddistingue, decidiamo di contribuire alle spese militari mettendo a disposizione il 5% del nostro Pil.

Questa non è follia, è masochismo macchiato della peggiore immoralità; ossequiare questo folle fanatismo americano, non potrà che costare caro al nostro Paese e alle future generazioni. Quindi, se la storia è questa ed è inconfutabile, cosa gliene può ‘fottere’ a gente così di qualche centinaia di migliaia di morti, in un angolo sperduto del mediterraneo e per di più poveri.

Dov’è la meravigliosa stampa americana, il New York Times del Pentagon Papers o il ‘Washington Post del caso ‘WaterGate’? Nessuno, nessuno che alza la voce su Gaza. Sapete perché? Perché la lobby ebraica americana, molto attenta alla finanza e, conseguentemente, alla comunicazione, ha riempito di ebrei i vertici e le redazioni dei media americani nessuno escluso.

Hossam Shabat faceva il giornalista, aveva 21 anni quando è iniziato il martirio di Gaza, ha raccontato e documentato l’olocausto palestinese; come molti altri giornalisti, è stato ucciso dalle milizie israeliane lo scorso Marzo; ripeteva sempre ed ossessivamente una cosa: non dimenticate Gaza.

Noi non dimenticheremo mai Gaza, ce ne ricorderemo anche e sopratutto quando la mattanza sarà finita. E faremo la nostra parte per onorare la memoria di Shabat e delle migliaia di vittime senza un nome, senza un volto e senza una sepoltura.

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