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La grande sete del Mezzogiorno e il sogno infranto dei fondi del Pnrr

La crisi idrica, la vera “Questione meridionale” di questo tempo, trascurata, messa sotto il tappeto in questi trent’anni.

L’acqua usata come “poltronificio” dalla politica meridionale e dalle maldestre Regioni in particolare. Un coacervo di responsabilità che ha prodotto due miliardi di euro di debiti da parte degli enti di gestione, 44mila chilometri di condotte idriche gruviera, nessun piano invasi per il Sud e soprattutto dighe non collaudate, alcune non collaudabili in Basilicata, non connesse tra di loro.

Un disastro letteralmente scaricato sul mondo agricolo e zootecnico in particolare, chiamato a pagare un prezzo enorme non solo dal punto di vista economico. Per migliaia di piccole e medie aziende la reale impossibilità di portare avanti le proprie attività con gravissimo danno anche dal punto di vista della forza lavoro che rischia di perdere migliaia di posti di lavoro.

Incredibile, ma vero, il Mediterraneo luogo millenario di commercio, scambi culturali è oggi un luogo di dolore e di sofferenza. L’agricoltura meridionale, l’artigianato, il turismo senza il Mediterraneo non toccheranno palla nella sfida globale. Eppure, tutto questo pare non toccare le sensibilità della politica e dei suoi protagonisti.

La sfida dell’alta velocità e dell’alta capacità ferroviaria non incontra i territori, non articola connessioni e lascia nella sua atavica sofferenza e disastroso abbandono vaste aree interne del Sud.

Intanto, il mondo agricolo si ribella.

La crisi idrica, la vera Questione Meridionale, necessita di un tavolo a Palazzo Chigi. Al prefetto di Foggia, Paolo Giovanni Grieco, abbiamo chiesto un tavolo nazionale con il prefetto di Avellino, Potenza, Benevento, Campobasso per ragionare con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con delega al Mezzogiorno.

Le Regioni meridionali sono disconnesse e non dialogano tra di loro sul tema titanico della crisi idrica.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza nel comparto agricolo meridionale segna il passo con ritardi di applicazione gravissimi, mentre il mondo agricolo pone temi che vanno dal riconoscimento del prezzo che tenga conto del costo di produzione già previsto dalla norma nazionale ed europea; della semplificazione il tema da svolgere. La sburocratizzazione, ovvero l’accesso facilitato ai portali pubblici. La digitalizzazione affidata alle pubbliche amministrazioni è ferma al palo con grave danno per le aziende agricole e zootecniche. Infine, semplificare gli adempimenti e le norme che regolamentano l’uso di fitofarmaci, degli antibiotici, dei rifiuti, del gasolio agricolo e tanto altro.

Una riflessione sul rischio in agricoltura a partire dalla crisi idrica è ormai irrinunciabile. Miliardi di euro di debito pubblico per fare del mondo agricolo un modello europeo e ritrovarsi con migliaia di aziende a rischio fallimento.

(da “Svegliati Sud”- Delta 3 Edizioni)

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