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La fine del mondo di ieri

Il tempo terribile che stiamo attraversando ci consuma i ricordi e le speranze.

Spiamo, esitando, il futuro e restiamo alle soglie, senza schiuderlo. Ma si aprirà, si aprirà il futuro? Appena poche ore e l’anno nuovo muoverà i primi passi: incerti? Chissà!
Sprofondare nel Medioevo prossimo venturo: ecco la tentazione che si rinnoverà nei Veglioni di Capodanno, sommessi e discreti come mai prima.
Anche nelle esultanze, corre, misteriosa e tenace, una inquieta sospetta attesa. Sembrava, appena ieri, che le “magnifiche sorti progressive” fossero giunte al capolinea. Non è così. Siamo ad un passo da Marte: il cielo appare uno sconfinato Far West da conquistare passo dopo passo.
La scienza pare sfidare ogni ripostiglio del sapere. Siamo i giganti, però, di un mondo fragile. Ne abbiamo sentore nelle sfide quotidiane alle quali siamo chiamati. Ed il domani sembra già iniziato dall’altro ieri.
Complessa la politica: rifugio di peccatori senza altro peccato che il potere. Intricata la amministrazione: dai cespugli densi e corposi, quanto mai raddoppiati nel volgere degli anni e degli eventi.
Bisognerà avere forza e passione: forse più passione che forza. E avere conoscenze tante e saperi molti. Essere timidi e baldanzosi insieme. Avere il futuro in tasca, sapendo che è lontano.

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