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La fine del conflitto non sarà mai una pace giusta ma un diktat da parte del più forte

La riunione di Istambul tra i vertici ucraini e quelli russi non ha portato alla fumata bianca prevista. Come in ogni conflitto alle trattative ufficiali, quelle di facciata, seguono sempre delle trattative segrete, di nascosto da qualsiasi riflettore. Il presidente Trump aveva annunciato, il giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, che il conflitto avrebbe avuto fine in 24 ore. Purtroppo non è stato così perché il gigante russo, come è sempre accaduto nella storia, è ben consapevole della sua forza di deterrenza e non è piegabile come pensano, in modo superficiale, alcuni paesi occidentali.

Umiliare uno stato come quello russo non è stata una scelta intelligente. Non è stato semplice per Napoleone, non lo è stato per Hitler. La Russia è un grande paese, con una grande tradizione militare e una quantità di risorse minerarie imponente, se ci aggiungiamo la quantità di armi nucleari in suo possesso possiamo capire quanto il pericolo di un conflitto con la Russia sia disastroso per i paesi europei. È lodevole la scelta della premier Meloni che ha disertato la riunione dei volenterosi in quanto non propensa a mandare truppe di terra in Ucraina.

L’Italia ha avuto buoni rapporti in passato con il colosso Russo e potrebbe trarre più vantaggio da questa scelta che svantaggi. Mandare delle truppe di terra in Ucraina sarebbe l’inizio dell’epilogo, un disastro umanitario senza fine. Un paese come la Russia non va soggiogato con le armi, soprattutto da parte di paesi, come quelli europei, che la guerra fredda l’hanno subita e che si troverebbero da soli ad affrontare un gigante capace di creare distruzione e devastazione. In questi casi la via migliore sin dall’inizio sarebbe stata quella della diplomazia. Ma ora ci troviamo in questo momento di stallo dopo tre anni di conflitto intenso. Quale paese da solo avrebbe potuto affrontare il gigante russo? In un coro stonato come quello europeo, siamo certi che l’intervento dei volenterosi possa apportare un beneficio effettivo al popolo europeo?

L’America, dal canto suo, ha già fatto sapere, come accadde con il presidente Roosvelt, dopo il primo conflitto mondiale, di non avere nessuna intenzione di imbarcarsi in un conflitto con l’altra superpotenza russa. Questo dovrebbe far riflettere sulla necessità di incamminarsi verso un conflitto tutto interno all’Europa. Nel maggio del ’45 l’Armata Rossa entrò a Berlino e se non ci fossero state le forze anglo-americane avrebbe occupato tutta la Germania. La Francia all’epoca era stata occupata in pochi giorni dalle truppe della Whermacht e costretta a capitolare con l’esilio del generale De Gaulle in Gran Bretagna a guidare eventuali operazioni militari e la nascita della Repubblica di Vichy.

La stessa Polonia venne conquistata in pochi giorni dalle truppe tedesche e da quelle russe. Per non parlare dello smembramento e delle annessioni di altri piccoli stati europei. Di fronte alla storia ognuno di noi dovrebbe dedicare alcuni minuti di riflessione e comprendere come questo conflitto non potrà finire in una pretesa equa di pace. Va ammessa la schiacciante forza russa che, nonostante le perdite, continua con i suoi continui attacchi mostrando parte della sua forza muscolare. Il Presidente Putin non vuole la pace se non una pace giusta per la Russia altrimenti, da combattente marziale quale lui è, è disposto a sacrificare fino allo stremo il proprio impiego militare.

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