L’Italia della scuola è ancora divisa in due. Lo conferma il Rapporto Invalsi 2025, presentato lo scorso luglio a Roma, che restituisce l’immagine di un Paese dove la geografia dell’istruzione continua a riflettere (e amplificare) le disuguaglianze sociali ed economiche. A farne le spese, ancora una volta, è il Mezzogiorno.
A fine ciclo scolastico (quinto anno delle superiori), solo il 52% degli studenti italiani raggiunge il livello base in Italiano e il 49% in Matematica. Ma se guardiamo oltre le medie nazionali, scopriamo una realtà molto più complessa. In Lombardia, per esempio, supera il livello base in matematica circa il 65% degli studenti; in Calabria, meno del 35%.
Il divario tra Nord e Sud è ancora enorme, seppur in lieve calo rispetto agli anni precedenti: in italiano il gap tra Nord e Sud è di 18 punti percentuali (era 23 nel 2023). In Matematica il divario resta preoccupante: 23 punti nel 2025, rispetto ai 31 del 2023. Non va meglio in inglese: nella prova di listening, raggiunge il livello atteso solo il 44% degli studenti del Sud, contro il quasi 60% del Nord.
Le cause? Molteplici e stratificate. La povertà educativa, la minore offerta di servizi scolastici e parascolastici, il minor coinvolgimento delle famiglie e la scarsa attrattività dei territori sul piano culturale e occupazionale. Il Sud fatica a colmare un ritardo strutturale che si riflette nelle performance scolastiche fin dai primi anni.
Già nella scuola primaria, infatti, emergono segnali allarmanti: mentre nelle regioni del Centro-Nord circa il 75% degli alunni di quinta elementare raggiunge livelli adeguati in italiano, in molte aree del Sud si scende sotto il 60%. Un segnale positivo arriva dalla dispersione scolastica esplicita: l’Italia ha raggiunto in anticipo l’obiettivo fissato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, scendendo al 9,8% nel 2024. Tuttavia, il Sud resta più vulnerabile. La dispersione implicita – studenti che formalmente terminano gli studi ma con competenze molto deboli – è in lieve aumento nel 2025, anche se con alcuni segnali incoraggianti proprio nel Mezzogiorno (Puglia, Basilicata e Calabria) grazie a progetti mirati come Agenda Sud, Piano Estate e interventi previsti e finanziati attraverso il Pnrr.
Il Rapporto Invalsi non è solo una fotografia statistica. È una chiamata alla responsabilità. Una scuola che lascia indietro intere regioni non può essere la scuola di un Paese che vuole crescere unito. Serve un impegno forte e duraturo per garantire pari opportunità educative, investendo in servizi, docenti, infrastrutture e comunità educanti. L’Italia ha bisogno del Sud per competere con gli altri Paesi, ma se non si colmano i gap fra Nord e Sud del Paese. Il futuro dei nostri ragazzi non può continuare a dipendere dal codice di avviamento postale della località di nascita.
Bentornato,
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