Intelligenza artificiale e professionisti, un equilibrio delicato

L’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nel mondo del lavoro stanno trasformando radicalmente molte professioni. Sebbene questa tecnologia offra notevoli vantaggi in termini di efficienza e produttività, è fondamentale considerare attentamente le sue implicazioni a lungo termine.

L’IA può rendere i professionisti più competenti ancora più bravi, mentre rischia di rendere quelli meno competenti sempre meno bravi. Questo perché l’IA tende a standardizzare le attività, delegando spesso eccessivamente l’elaborazione di testi o documenti a sistemi automatizzati.

L’uso dell’IA in ambito professionale non è di per sé criticabile. Io stesso, ad esempio, mi avvalgo del supporto di ChatGPT per diverse attività, come l’analisi di contratti, la stesura di scritture private, relazioni, memorandum, progetti e business plan. Tuttavia, è essenziale che il ruolo del professionista non venga sostituito dall’IA, ma che ne venga supportato.

Cosa significa questo in pratica? Significa che, se oggi chiedo a ChatGPT un supporto per la revisione di un contratto, devo poi essere io a interpretare i contenuti prodotti, valutandone l’idoneità rispetto alle finalità per cui è stato richiesto. Il rischio è di trovarci spesso di fronte a testi omologati, tutti uguali, rendendo di fatto un professionista indistinguibile dall’altro. Proprio qui si manifesta la differenza tra un professionista competente e uno che si affida passivamente alla tecnologia.

Il vero valore aggiunto di un professionista risiede nella sua capacità di saper chiedere, interpretare, adattare e migliorare i contenuti prodotti dall’IA. Questo processo richiede una profonda conoscenza del proprio campo, nonché competenze critiche e analitiche che non possono essere sostituite da un algoritmo. Un aspetto cruciale che viene spesso trascurato è il rischio di omologazione dei testi prodotti dall’IA.

Se tutti i professionisti utilizzano le stesse tecnologie per redigere documenti, il risultato sarà una crescente uniformità dei contenuti. Questa mancanza di diversità intellettuale può ridurre la qualità complessiva del lavoro professionale e impedire l’innovazione. I documenti prodotti in serie perdono unicità e originalità che caratterizzano il lavoro di un esperto. Inoltre, l’affidamento eccessivo all’IA può portare a un impoverimento delle capacità intellettuali dei professionisti.

Le competenze fondamentali come scrittura, analisi critica e problem solving rischiano di essere trascurate. Perciò bisogna utilizzare l’IA con cautela, senza mai abbandonare l’attività introspettiva e critica.

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