Inflazione? Ora le famiglie tornano a sperare nel futuro

Il mese di luglio ha fatto registrare un aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), pari allo 0,5% su base mensile e all’1,3% su base annua, con una crescita di poco meno di un punto percentuale (+0,8%) rispetto al mese precedente. Le cause di questa ripresa inflazionistica sono da ricercarsi nell’aumento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +3,5% a +11,3%) che è sorprendente in una fase in cui gli indici energetici non regolamentati registrano un calo molto significativo (da -10,3% a -6,1%).

Nel mese di luglio l’“inflazione di fondo”, depurata dai prezzi dell’energia e degli alimentari freschi, resta stabile a +1,9%. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +1,2% a +0,8%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,0% a +1,9%).

Come è noto per prevedere questi fenomeni è importante monitorare la fiducia dei consumatori e le opinioni degli operatori economici. A luglio 2024 questi due indici forniscono segnali contrastanti. L’indice del clima di fiducia dei consumatori è stimato in aumento da 98,3 a 98,9; invece l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende d 94,5 a 94,2. Per i consumatori, si evidenzia un diffuso miglioramento delle valutazioni sulla situazione economica generale e, soprattutto, su quella personale: il clima economico aumenta da 105,3 a 105,6 e il clima personale cresce da 95,8 a 96,5.

Anche le opinioni sulla situazione futura sono improntate all’ottimismo mentre i giudizi sulla situazione corrente sono più cauti (il clima futuro passa da 98,7 a 99,4 e il clima corrente sale da 98,1 a 98,5).

Considerando i risultati dell’analisi condotta sulle imprese, l’indice di fiducia diminuisce nelle costruzioni e nei servizi di mercato mentre dalla manifattura e dal commercio al dettaglio ci sono segnali positivi. In particolare, la fiducia peggiora nelle costruzioni e, soprattutto, nei servizi (l’indice scende, rispettivamente, da 104,5 a 103,6 e da 97,1 a 95,9) mentre nella manifattura e nel commercio si stima un aumento dell’indicatore (nell’ordine, da 86,9 a 87,6 e da 102,2 a 102,6). Passando al settore dei servizi, c’è un peggioramento dei giudizi sull’andamento dell’attività mentre le valutazioni sugli ordini migliorano e le relative attese rimangono stabili. Il peggioramento della fiducia del comparto è influenzato da opinioni negative nel settore del turismo e in quello dell’informazione e comunicazione. Nel commercio al dettaglio, l’aumento della fiducia è trainato sostanzialmente dai giudizi positivi sulle vendite e dalle scorte di magazzino giudicate in decumulo; le attese sulle vendite diminuiscono.

Nella distribuzione tradizionale l’indice aumenta da 108,1 a 109,4, mentre nella grande distribuzione si registra un calo (da 100,0 a 99,4). Nelle costruzioni, in base alle attese sugli ordini e ai mesi di attività assicurata dichiarati dagli imprenditori, si prospetta una tenuta dell’attività del comparto. Le indagini condotte mensilmente dall’Istat rappresentano un barometro in grado di prevedere le tendenze future. Il fatto che il clima di fiducia delle imprese diminuisca per il quarto mese consecutivo e sia inferiore alla media degli ultimi 12 mesi non ci permette di essere ottimisti sull’andamento futuro. Per contro l’indice di fiducia dei consumatori continua a crescere, senza interruzioni, dallo scorso maggio e raggiunge il valore più elevato da febbraio 2022. Le famiglie quindi, differenza degli operatori economici sono ottimiste rispetto alle possibilità di crescita con le uniche eccezioni riguardanti: la disoccupazione, l’opportunità di risparmiare e la convenienza all’acquisto di beni durevoli.

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