Le malattie di solito si annunciano attraverso dei sintomi; per verificare la decadenza e i mali della società contemporanea basta osservare quello che di strano avviene nelle strade del mondo. C’è una cosa che, in questa settimana, mi ha colpito in modo particolare: vedere code chilometriche per acquistare l’ultima novità di pupazzi che sono diventati virali e che costano un sacco di soldi.
Scusatemi, ma a me è sembrata, la rappresentazione plastica dell’imbecillità umana. Il problema è serio. Abbiamo un sistema sociale che spinge in questa direzione impegnando risorse e capitali inimmaginabili. E’ la società dei consumi bellezza! Questo maledetto consumismo. L’ennesimo frutto malato, esportato dalla società americana.
Il processo, ormai, è in uno stato avanzatissimo e, se non ne prendiamo cognizione, non sappiamo dove potrà portarci. Dire che il ‘consumismo’ è un fenomeno economico e sociale che caratterizza la società moderna, è un giudizio tanto superficiale quanto inutile. Ciò che è devastante è l’enfatizzazione dell’acquisto e quindi del consumo di beni, visti come la soddisfazione di bisogni e desideri individuali. Ora, va da se che, se questa formuletta viene considerata per acquistare il pane, la pasta o il latte, siamo nella sua fisiologica funzione, ma se siamo disposti a fare chilometri di coda per acquistare un pupazzo da 300 euro, qualcosa deve essere saltato, qualcosa deve essere impazzito.
Proviamo a guardarci dentro: la ‘cultura’ del consumo – mi duole chiamarla così – ha fatto sì che, l’acquisto di determinati beni siano visti come simboli di successo e di status sociale; la pubblicità è riuscita a creare nei cittadini-consumatori, bisogni e desideri artificiali; le formule dei pagamenti facili, appunto noti come ‘crediti al consumatore,’ hanno innescato la miscela esplosiva, permettendo l’acquisto di beni onerosi anche a chi non può permetterselo.
Gli effetti della interazione di questi elementi sono socialmente devastanti: instabilità finanziaria di individui e famiglie; peggioramento della situazione ambientale: l’eccesso di produzione di beni inutili è la prima causa dell’inquinamento ambientale; disuguaglianze sociali: è normale che, chi ha più risorse economiche può permettersi di consumare di più rispetto a chi ne ha meno; la perdita dei valori: se segui la vita di un pupazzo e ti dimentichi la vita di milioni di bambini che muoiono di fame, vuol dire che sono saltati i criteri minimi del vivere sociale. Anche perché, il fine ultimo di questo perverso modo di pensare e di agire dovrebbe essere la felicità; ma essendo il consumismo basato su una esigua frazione di tempo, tutto si trasforma in insoddisfazione e frustrazione.
Volete un altra mirabolante perla degli effetti di questa perniciosa malattia sociale? Una fotografia significativa del livello di ignoranza e della disarmante perdita dei valori? Provate a pensare, allora, alle migliaia di selfie sorridenti sulle spoglie di Papa Francesco: cos’altro è stato se non il consumismo di una morte nella quale affermare: ‘Io c’ero!’
Una affermazione prestigiosa, filmata, documentata, attraverso la quale, gli impotenti, per un attimo, sono fianco a fianco con i potenti del modo. I potenti del mondo che decidono di investire miliardi di euro in armamenti piuttosto che in istruzione.
Che se ne devono fare di un popolo istruito se loro stessi sono il prodotto della più ignorante classe dirigente di sempre?
Non c’è dubbio che, volendo stare al loro livello di marketing, il pensiero di Mark Twain, ha avuto ed ha un enorme successo: “Tutto ciò di cui hai bisogno in questa vita è ignoranza e fiducia, poi il successo è assicurato”. Buona Domenica.
Bentornato,
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