Il valore della memoria per l’Europa

In occasione dell’ottantesimo anniversario della strage di Marzabotto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il capo di Stato tedesco Frank-Walter Steinmeier hanno rievocato il tema della memoria per non dimenticare quello che successe quel tragico giorno.

Ma che cos’era la memoria per gli antichi? Come molti aspetti della vita, dipendeva dalle divinità. Per i Greci si trattava di Mnemosine, che era tra l’altro la madre delle Muse, per i Romani, invece, la dea era Moneta. Si racconta che fu propria questa, attraverso lo starnazzare delle oche, a svegliare le sentinelle assopite a guardia del Campidoglio e sventare la conquista di Roma da parte dei Galli.

C’è un verbo latino che ci fa comprendere bene il valore del ricordo ed è “recordor”, formato dalla particella “re” che conferisce un valore di reciprocità all’azione e il sostantivo “cor”, cioè “cuore”. Significa che si determina un rapporto con il cuore. Per i Romani il cuore è la sede della memoria, non la testa, pertanto si stabilisce un legame affettivo e sentimentale con l’avvenimento che portiamo alla memoria.

Cogliamo con quest’accezione le parole del presidente Mattarella, quindi, la memoria non solo come elemento di recupero dall’oblio, ma catalizzatore attivo di emozioni. Avere diritto alla memoria, come ha detto il presidente Steinmeier, ai parenti delle vittime, significa lasciare aperto il cuore e permettere che da lì si possa ripartire, costruendo un’Europa strutturata sui diritti e sulla tolleranza.

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