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Il taglio di risorse Pac un’ipoteca sul futuro dell’agricoltura

Dall’agricoltura discendono le possibilità di uno sviluppo sostenibile in tema di export, crescita dell’agroindustria, ricambio generazionale, turismo, gestione delle risorse idriche, energie rinnovabili. Tutto è connesso al comparto primario, non da ultimo anche il problema serissimo degli squilibri creati all’ecosistema dal proliferare incontrollato della fauna selvatica e delle specie aliene.

La Puglia è uno dei “laboratori” più importanti d’Europa, e lo è anche a proposito di un problema tuttora irrisolto come la Xylella e di una questione che ha dimensioni europee, come lo spopolamento delle aree interne. Su tutte le questioni che ho sinteticamente elencato, CIA Agricoltori Italiani, di cui mi onoro di essere vicepresidente nazionale e presidente regionale, sta conducendo una battaglia serrata, tesa innanzitutto a far prendere coscienza a tutti i livelli istituzionali e ai cittadini dell’importanza di rimettere al centro, concretamente, il ruolo degli agricoltori, cioè di uomini, donne e giovani per i quali i rischi d’impresa, in questi anni, sono aumentati a dismisura per una serie di fattori: costi di produzione crescenti, l’incidenza sempre maggiore delle calamità naturali causate dai cambiamenti climatici, pesanti lacune infrastrutturali e logistiche, burocrazia eccessiva e concorrenza sleale dei Paesi extraeuropei che producono secondo standard qualitativi e regole totalmente diversi da quelli che noi rispettiamo.

La risoluzione di alcune di queste problematiche dipende dalla Politica Agricola Comune. Ne abbiamo discusso recentemente a Foggia durante un incontro molto partecipato. L’Europa si fonda sui sistemi agricoli dei diversi Paesi, ma deve fare di più e meglio. Il paventato taglio alle risorse per lo sviluppo dell’agricoltura della prossima PAC sarebbe un’ipoteca sul futuro del comparto primario. Occorre stanziare risorse adeguate e destinarle a chi produce veramente.

L’Europa, inoltre, deve proteggere i nostri produttori dalla concorrenza sleale di quei Paesi extraeuropei che producono con costi e standard inferiori e praticamente senza regole. Il crollo dei valori riconosciuti al nostro grano e a moltissimi altri prodotti è un esempio di quanto l’import selvaggio metta a repentaglio le nostre aziende agricole e la salute dei consumatori.

A Bitonto oltre 2mila alberi di olivo sani e produttivi sono stati espiantati per far posto a un impianto fotovoltaico di 15 ettari. Siamo favorevoli alle energie rinnovabili, occorre tuttavia che i pannelli siano collocati su edifici e capannoni o, in alternativa, in cave dismesse, zone industriali attive o in terreni incolti e marginali. L’esigenza idrico-irrigua dell’agricoltura va affrontata non più come un’emergenza, ma come un problema gestionale, infrastrutturale e tecnologico da affrontare con una precisa programmazione. Occorre costruire nuovi invasi, attivare quelli mai completati, potenziare al massimo delle possibilità gli impianti per il recupero delle acque reflue. È necessario, inoltre, ridurre drasticamente la dispersione delle reti di distribuzione e investire nelle tecnologie per il risparmio e l’ottimizzazione di ogni goccia d’acqua.

Bisogna ripristinare un equilibrio degli ecosistemi. Il proliferare fuori controllo della fauna selvatica (cinghiali, lupi, parrocchetti, storni) e di alcune specie aliene sta causando danni enormi alle colture. Per l’olio e il vino, siamo riusciti con un lavoro enorme a far capire ai consumatori che la qualità è salute e, proprio per questo, ad essa va riconosciuto il giusto valore. Tutti insieme – istituzioni, cittadini e mondo agricolo – dobbiamo riuscirci anche per il grano, la frutta, i prodotti orticoli. Il primo e più importante anello delle filiere è quello rappresentato dal lavoro della terra. Difendere la nostra sovranità alimentare significa proteggere la salute e il futuro dei nostri figli, di tutti noi.

Gennaro Sicolo è vice presidente Cia nazionale

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