È ancora troppo poco, quello che sta succedendo nelle piazze del Sud in reazione all’autonomia differenziata, ma già è un segnale importante. I pugliesi, i siciliani, i calabresi, stanno cominciando a capire cosa sta per piombare sulle loro teste: una delle peggiori riforme degli ultimi anni, che darà più poteri alle Regioni del Nord già più ricche e più dotate di strumenti per attirare ricchezza e amministrare meglio rispetto alle Regioni del Sud. Il disegno di legge Calderoli introduce nuove iniquità in un momento nel quale ce ne sono già troppe. Fin dall’Unità d’Italia abbiamo imparato a convivere con la “questione meridionale” e, oltre ad aver dovuto fare i conti con emigrazioni di massa, povertà e disoccupazione, con Comuni in via di spopolamento e strade da paura, abbiamo dovuto subire lo stigma derivante da un radicato senso di superiorità di una parte del Paese nei nostri confronti. Negli ultimi vent’anni, poi, anche grazie alla riforma del Titolo V che ha introdotto il federalismo fiscale, la situazione è peggiorata.
I giovani sono tornati a fuggire, la spesa pubblica nel nostro territorio è diminuita a vantaggio del Nord, gli uffici pubblici sono stati svuotati. È emerso così un nuovo sentimento nazionale: l’assenza di speranza verso la possibilità che il Sud possa rialzarsi. Ecco cosa c’è dietro il consenso trasversale nel governo e fuori intorno all’autonomia. Ma non si sono fatti i conti con la capacità dei meridionali di aprire gli occhi, grazie anche all’importante lavoro culturale di numerosi intellettuali come Gianfranco Viesti, Marco Esposito, Lino Patruno, Massimo Villone, Pino Aprile e tanti altri. E grazie anche alla mobilitazione di noi sindaci, che da quattro anni abbiamo iniziato questa battaglia, dando luogo alla Rete Recovery Sud, la prima esperienza associativa tra primi cittadini meridionali nella storia d’Italia. Abbiamo messo in guardia partiti, istituzioni e cittadini dei rischi dell’Autonomia differenziata. Abbiamo anche sottoposto ai candidati alle elezioni settembre un decalogo di impegni per il Mezzogiorno. Sarebbe il caso che se ne ricordassero coloro i quali hanno firmato, a cominciare dal sottosegretario Francesco Paolo Sisto. Abbiamo scritto anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ringraziandolo per aver preso le difese del Mezzogiorno del suo discorso di Capodanno, invitandolo a tener conto della contrarietà di circa 200 sindaci al ddl Calderoli. Ma la cosa che più ci indigna, è il fatto che sia diventato centrale dell’agenda politica un tema che va in direzione opposta a quelle esigenze su cui bisognerebbe intervenire, a cominciare dallo scandalo dei viaggi della speranza che molti cittadini del Sud sono costretti a intraprendere verso gli ospedali del Nord, dove magari trovano medici del Sud meglio pagati che operano. Ecco, è proprio questo fenomeno che si accentuerebbe se fosse approvata la forma del regionalismo spinto. Perché è chiaro che se le regioni avranno il potere di aumentare gli stipendi nella sanità, i migliori professionali saranno invogliati a trasferirsi negli ospedali lombardi o veneti ancor più di quanto accade ora. La retorica leghista insiste sul tema della necessità di rendere più efficienti gli enti locali. Ma siamo sicuri che la strada sia dare più poteri alle Regioni? Gli scandali di Formigoni e di Galan al Nord e anche le vicende giudiziarie che hanno lambito alcune agenzie pugliesi, ci fanno pensare che creare carrozzoni trasferendo poteri dallo Stato alle Regioni rischia di dare agli apparati politici regionali e alle loro strutture licenza assoluta di piegare a logiche di consenso l’erogazione di servizi. Sono molto grato alla Cgil per aver organizzato questa mobilitazione che noi sindaci chiedevamo da tempo. Siamo in contatto con le Anci e con tutti i sindaci del Mezzogiorno per organizzare una grande manifestazione a Napoli il 17 marzo, nell’anniversario dell’Unità d’Italia per capire a tutti gli italiani che l’Unità d’Italia deve essere effettiva e non soltanto una celebrazione retorica. Contiamo sul sentimento di coesione sociale e nazionale che dovrebbe essere di tutti i partiti che credono nella Costituzione, compresi quelli che siedono all’interno di questo governo.
Davide Carlucci è sindaco di Acquaviva delle Fonti e promotore della Rete Recovery Sud