C’è una responsabilità politica precisa nel mancato conseguimento degli obiettivi del Pnrr che, secondo il ministro Raffaele Fitto, è addirittura «matematico». Una responsabilità diversa e “aggiuntiva” rispetto a quella del governo Meloni che, riorganizzando la gestione del Piano e accentrando alcune competenze nella cosiddetta “struttura di missione”, finirà per rallentare e ostacolare ulteriormente investimenti e riforme. Quella responsabilità porta il nome e il ghigno di Mario Draghi, leader di un governo che ha fatto di tutto perché, nell’attuazione del Pnrr, venisse ridimensionato il ruolo delle Regioni e amplificato quello dei Comuni. «Sono i centri decisionali più vicini al territorio», si diceva alimentando un refrain al quale gli italiani sono abituati ormai da anni. Il tutto in uno scenario caratterizzato dal rinnovato protagonismo dei sindaci riuniti nell’Anci capitanata dal barese Antonio Decaro. Peccato che quel protagonismo si sia spesso rivelato e si continui a rivelare inconcludente e, a tratti, addirittura eversivo.
A reclamare spazio nell’attuazione del Pnrr, infatti, sono stati gli stessi sindaci che oggi si oppongono all’autonomia differenziata, sebbene quest’ultima sia prevista dalla Costituzione, e si dicono favorevoli alla trascrizione degli atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali venuti alla luce all’estero, pratica al momento vietata dalla legge. Emblematiche le dichiarazioni proprio di Decaro che, a proposito dell’autonomia, ha paventato un pericoloso «centralismo delle Regioni», e che, riguardo ai figli di coppie gay, si è detto pronto a disobbedire a una legge dello Stato che però – piaccia o meno – è ancora in vigore.
Verrebbe da dire, dunque, a Decaro e a molti suoi colleghi amministratori: dove eravate quando la riforma del titolo V della Costituzione spianava la strada al regionalismo? Dove eravate quando i governi di destra e di sinistra non provvedevano alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), indispensabili per ridurre il divario tra le diverse aree del Paese? E perché avete atteso l’avvento di un governo conservatore, come quello guidato da Giorgia Meloni, per protestare contro la norma che vieta la trascrizione degli atti di nascita dei figli di coppie gay? Interrogativi alla luce dei quali il protagonismo di certi sindaci si rivela non solo inconcludente e ai limiti dell’eversione, ma anche banalmente opportunista.
Eppure una forma di protagonismo, alla quale sono chiamati i primi cittadini, c’è e consiste nell’amministrare i comuni in modo trasparente, efficiente ed efficace. È questo che si chiede ai sindaci soprattutto delle grandi città. Qualcuno dirà: ma come avrebbe mai potuto gestire il Pnrr, con i suoi ambizioni interventi, un’amministrazione incapace di garantire la più banale pulizia delle strade, l’efficienza del trasporto locale, il rilancio del commercio, la sicurezza degli spazi pubblici e la riduzione delle disuguaglianze tra i vari quartieri di una città come Bari? La domanda non è peregrina, anzi è più che legittima. Purtroppo, però, la frittata è fatta. E ora ai danni provocati da amministrazioni come quella di Decaro rischia di sommarsi il beffardo flop sul Pnrr.
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