Il tema della riduzione del numero delle iscrizioni nella scuola, che si manifesterà in modo ancora più significativo nei prossimi anni (già dal prossimo i dati sono preoccupanti), rappresenta sicuramente un problema che potrebbe incidere sulla stabilità dell’intero sistema scolastico. È evidente, però, che l’abilità di chi è al timone di tale sistema consisterà nel saper trasformare le indubbie criticità in grandi opportunità.
Se il sistema della “quantità decrescente” è irreversibile, non rimane che puntare sul sistema della “qualità crescente”. In sintesi, possiamo ipotizzare in primis una riduzione del numero minimo di studenti necessario alla formazione della singola classe, cosa che garantirebbe agli insegnanti di poter meglio seguire ciascun studente interpretando con più attenzione i bisogni dei singoli e costruendo rapporti molto più forti e validi per veicolare non solo il sapere, e con questo il metodo di studio, ma anche le difficoltà che gli studenti incontrano nel loro percorso di crescita, assai importanti per la formazione del cittadino in grado di affrontare i futuri percorsi di studio o di lavoro.
In seconda battuta ritornare sui valori (precedenti a quelli imposti dall’ultima legge di bilancio) per quanto riguarda le autonomie scolastiche. Poter contare su strutture organizzative che siano in grado di proporre offerta formativa di qualità senza dove fare i conti con i grandi numeri delle istituzioni scolastiche che superano entità facilmente gestibili (un valore accettabile è su una media che può raggiungere anche i mille studenti ma con la garanzia di conservazione dell’autonomia anche per istituzioni scolastiche di cinquecento studenti (come negli ultimi tre anni) rappresenta un’altra soluzione per migliorare la qualità distribuita sui territori dell’offerta formativa, senza costringere alunni o insegnanti a fare i pendolari continui tra territori o sedi scolastiche.
Per quanto riguarda il primo ciclo potrebbe essere la volta buona per la costruzione intelligente di Istituti comprensivi realizzati non per obbedire ai numeri (o a imbarazzanti spinte campanilistiche o di interesse) ma per offrire su tutti i territori i percorsi infanzia-primaria-media ben bilanciati nei numeri e soprattutto frequentabili dai singoli studenti sul proprio territorio senza sottoporsi a spostamenti improponibili.
Insomma, pochi accorgimenti, con l’opportuna sinergia di tutti i soggetti responsabili, per offrire al territorio una offerta formativa di qualità che garantirebbe anche una conservazione degli organici in termini numerici nonché una continuità degli stessi all’interno delle singole istituzioni scolastiche a tutto vantaggio, ancora una volta, della qualità dell’offerta formativa che dovrebbe rimanere l’unico obiettivo da perseguire nell’interesse delle giovani generazioni.
Naturalmente non c’è tempo da perdere, rinunciando da subito alla fantasia per inventare nuovi percorsi di studio (assolutamente non necessari in questo contesto complessivo) o progetti che indeboliscono l’offerta formativa come l’abbreviazione del percorso di studi (percorsi quadriennali) che di per sé rappresentano la negazione stessa della scuola come grande irrinunciabile opportunità di crescita individuale e sociale.
Marco Bronzini è consigliere delegato all’istruzione e all’edilizia scolastica della Città Metropolitana di Bari
Bentornato,
Registratiaccedi al tuo account
Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!