Avete mai provato a spiegare a vostro figlio perché non può prendere le caramelle senza pagarle? “Perché è sbagliato”, gli dite. “Ma se poi pago dopo?”, vi risponde. E voi, pazienti, spiegate che non funziona così, che le regole vanno rispettate, che non si può prima rubare e poi aggiustare tutto con i soldi. Ecco, dimenticatevi questa conversazione. Il nostro Stato ha appena insegnato ai bambini che avevano ragione loro.
Dal 29 giugno 2024, infatti, emettere fatture false non è più un problema se hai la liquidità per sistemare le cose dopo. Il decreto legislativo 87 ha trasformato la frode fiscale in una specie di “compra ora, paga poi” applicato alla giustizia penale. Hai frodato lo Stato? Nessun dramma, salda il conto e tutto torna come prima. È come se avessimo deciso che rubare in un negozio non è reato, purché si restituisca la merce quando arrivano i carabinieri.
Il meccanismo è di una semplicità disarmante. Prima, emettere fatture per operazioni inesistenti significava rischiare fino a sei anni di galera, punto e basta. Ora, se salti il debito con il fisco – anche a rate, anche con effetto retroattivo – il reato si volatilizza come fumo negli occhi. Le sentenze della Cassazione numero 19675 e 20068 del 2025 hanno messo il sigillo su questa nuova filosofia: il versamento integrale è una “condotta riparatoria” che cancella punibilità e sanzioni accessorie. Praticamente, hai frodato lo Stato? Nessun problema, basta che paghi il conto e tutto torna come prima.
Ma facciamo un passo indietro. Le fatture false non sono il passatempo di qualche commercialista annoiato. Sono l’arma preferita delle organizzazioni criminali per riciclare denaro sporco, gonfiare i bilanci di imprese colluse e prosciugare le casse dello Stato attraverso frodi Iva milionarie. Quando la ‘ndrangheta vuole ripulire i proventi del narcotraffico, non organizza una colletta benefica: emette fatture false. Quando Cosa Nostra deve far sparire i soldi delle estorsioni, non li nasconde sotto il materasso: li fa passare attraverso società fantasma con documenti fiscali inesistenti.
Ora, grazie a questa riforma, chi ha le spalle coperte economicamente può permettersi di giocare alla roulette fiscale. Il calcolo è semplice: frodo oggi, e se mi beccano pago domani. Nel frattempo, i soldi hanno lavorato, gli interessi sono maturati, e magari ho anche fatto in tempo a reinvestire i proventi in altre attività. È come giocare a Monopoli con la certezza di non finire mai in prigione, purché si abbia abbastanza denaro per pagare la cauzione.
Il paradosso è che questa riforma nasce con l’obiettivo dichiarato di “modernizzare” il sistema sanzionatorio tributario. Modernizzare. Come se il problema dell’Italia fosse che punivamo troppo severamente chi truffa lo Stato. Come se il nostro Paese non fosse già abbastanza permissivo con gli evasori fiscali. Come se non avessimo già abbastanza condoni, sanatorie e “rottamazioni” varie per far dormire sonni tranquilli a chi considera il fisco un optional.
La verità è che stiamo assistendo a un arretramento culturale mascherato da progresso giuridico. Stiamo dicendo ai cittadini onesti che pagano le tasse puntualmente che sono dei fessi. Stiamo spiegando agli imprenditori che rispettano le regole che potrebbero tranquillamente fregarle, tanto poi si aggiusta tutto con un bonifico. Stiamo comunicando alle mafie che il rischio d’impresa nel settore delle fatture false è diventato più gestibile.
Perché se frodare il fisco diventa un rischio calcolato e riparabile solo con il portafoglio, allora lo Stato non sta solo abbassando la guardia di fronte al crimine organizzato. Sta praticamente aprendo le porte e offrendo il caffè.
Bentornato,
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