Un disegno che gira sul web raffigura una cartina geografica del “sistema Mediterraneo”, stimando il centro di tale sistema all’incirca nei pressi di Reggio Calabria e Gioia Tauro. È evidente quindi che la mia vocazione meridionalista trovi naturale continuazione e sbocco nell’affermare la centralità del Mediterraneo per qualsivoglia politica di sviluppo economico, sociale, civile, di democrazia, di progresso, di pace, che il nostro Paese intenda portare avanti.
Va accolta con favore la nascita di Unità Mediterranea, in quanto vedo, spero, in questa formazione/associazione culturale e anche politica, uno strumento che da un lato pungoli i vari interlocutori già presenti, e al tempo stesso essa stessa diventi attrice principale di un processo che davvero riesca a fare del Mediterraneo un vero e proprio continente di pace, di progresso, di democrazia.
Le imminenti elezioni europee danno la ghiotta opportunità di testare, per così dire, il livello di comprensione del problema che le forze politiche, i vari candidati, hanno di questa a mio avviso oggettiva situazione: che cosa, io credo, dobbiamo chiedere? Che l’Europa ridia centralità strategica al Mediterraneo, che sappia cogliere e gestire la sfida migratoria, energetica, climatica. Che l’Europa modifichi, con convinzione e in modo strategico, la sua politica di vicinato, mettendo al centro la stabilizzazione e il sostegno ai processi democratici. Che l’Europa rilanci il suo partenariato con l’Africa e il Medio Oriente sulla base di rapporti paritari, per lo sviluppo sostenibile e democratico delle società africane e medio-orientali. Con una attenzione ahimé particolare alla drammatica situazione di guerra e di sterminio che sta avvenendo in terra di Palestina: un altro tema su cui Unità Mediterranea, fin da subito, deve farsi sentire.
Anni fa, candidato al Consiglio Comunale di Napoli, avevo fatto della centralità del Mediterraneo uno dei miei argomenti di campagna elettorale: una Napoli, capitale europea, al centro del Mediterraneo, che guardasse all’Europa centrale, da un lato, alla sponda Sud del Mediterraneo, dall’altro, Africa e medio Oriente. E ricordavo come anche grazie al “sapere” di Napoli e della sua e mia Federico II, una intera Facoltà di Medicina, a partire dalla nostra, era nata in Uganda, con un “visionario” e geniale piano di aiuto concreto, a spese dell’Università e dell’Italia ovviamente, che mise a disposizione non solo soldi, ma conoscenze, competenze, passione, di nostri docenti, per mettere su una Facoltà di Medicina, coinvolgendo certo istituzioni, ma concretamente anche medici, scienziati, cittadini di quel paese. E chiedevo come, ad esempio, a Napoli si potesse creare una sinergia culturale, prima di tutto, incentrata sui saperi, e sull’economia, tra il cuore dell’Europa e l’Africa. Non si è fatto, si può fare. Unità Mediterranea può far ripartire questa idea e questa azione.
Perché l’Italia, e l’Europa, concentrino i propri sforzi per individuare e mobilitare, insieme ai partner africani, le risorse necessarie per colmare il deficit infrastrutturale che ha impedito alle economie africane l’integrazione necessaria, e per affrontare le sfide alla sicurezza che hanno ostacolato lo sviluppo pacifico delle società, per garantire ai suoi cittadini un’esistenza dignitosa e libera.
Bentornato,
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