Si rimane davvero sconcertati dai titoli di giornali locali e servizi televisivi che descrivono la tematica della riorganizzazione dei laboratori privati accreditati insistenti in Puglia come un fallimento per la Regione stessa. Si sottolinea che nulla è stato stoppato. La riorganizzazione dei laboratori è regolamentata e vigente e soddisfa le indicazioni che provengono dal governo centrale e dall’Unione europea. Nessun laboratorio può essere definito un fuorilegge. Infatti la norma che regola la riorganizzazione è la DGR n. 736/2017 che impone alle strutture di scegliere fra tre modelli organizzativi: A e B, quest’ultimo distinto in B1 e B2. I laboratori pugliesi hanno optato per il 90 percento per il modello A che permette di mantenere viva la rete di assistenza territoriale, di mantenere il personale sanitario specializzato e tecnico in ogni sede, concentrare una parte dell’attività analitica in un laboratorio di riferimento della rete e di eseguire in house la maggior parte dell’attività analitica per venire incontro alle esigenze di risposta e di refertazione. Le 200mila prestazioni sono garantite dal volume delle prestazioni erogate e in Puglia tutti i laboratori privati accreditati organizzati in uno dei due modelli soddisfa tale requisito. Nessuno tira a campare ma lavora nel pieno diritto della normativa. Ogni laboratorio lavora in qualità, altrimenti non potrebbe essere accreditato e convenzionato. Infatti, la stessa Regione attraverso l’Aress ha dettato i requisiti di qualità che ogni struttura organizzata in rete deve avere e siamo continuamente sottoposti a controllo da parte dei Dipartimenti di prevenzione.
Il testo chiamato cronoprogramma che il Dipartimento e l’Assessorato hanno “ritirato” era un documento privo di fondatezza normativa, che modificava la norma vigente, che ostacolava la libera scelta imprenditoriale, rischiava di far licenziare circa 2mila professionisti sanitari, ridurre la rete di laboratori analisi privati accreditati a meri centri prelievi e cestinare tutti gli investimenti fatti dalle strutture in strumentazione altamente tecnologica tra l’altro acquistati con fondi europei in tecnologia 4.0. Non dimentichiamo l’emergenza Covid che ha visto protagonisti i nostri operatori sanitari che non si sono tirati indietro e hanno continuamente garantito il servizio sia di laboratorio analisi per rispondere alle esigenze di cura e di follow-up mentre il servizio pubblico era in affanno ed hanno soprattutto garantito il servizio di screening attraverso i tamponi. Il vantaggio che il cronoprogramma avrebbe comportato era la fagocitazione delle strutture da parte delle multinazionali o da pochi grandi laboratori. Nessuno menziona questo aspetto presente sul territorio pugliese (soprattutto nel Tarantino) che doveva essere controllato ma che invece è stato quasi favorito. Le strutture hanno subito continue pressioni alla vendita che con il cronoprogramma erano continue. I professionisti hanno lamentato il problema prima al Dipartimento e poi al Consiglio regionale attraverso la Commissione Sanità, dimostrando che la normativa di riorganizzazione pugliese soddisfaceva totalmente le indicazioni del Ministero della Salute. La politica ha accolto le nostre richieste e il risultato è il mantenimento della rete territoriale di assistenza sanitaria garantita attraverso i laboratori di analisi privati accreditati che si ricorda lavorano di concerto con la rete della medicina di base e dei pediatri di libera scelta, con le farmacie e tutti i professionisti sanitari, non per business ma per garantire un servizio di qualità al cittadino.
Giuseppe Chiarelli è direttore di Confcommercio Puglia