Con il recente Dl Bollette, il Governo Meloni continua a voltare le spalle a quella fascia della popolazione più vulnerabile, facendole l’elemosina, mentre dall’altra parte continua ad aumentare le spese militari e a favorire gli evasori introducendo condoni e scudi penali, come se fosse questa la vera emergenza del Paese. Appaiono insufficienti le risorse stanziate, meno di 5 miliardi, le quali risultano fuori dal contesto di emergenza che cittadini e imprese stanno vivendo. Un decreto che in realtà non aiuta a risolvere la questione del caro vita e dei salari poveri. Il ripristino degli oneri di sistema in bolletta, inoltre, farà lievitare l’incidenza del costo dell’energia sulle famiglie più fragili, proprio adesso che il prezzo del gas si è ridotto. Tale sconsiderata decisione del governo costerà, secondo il Codacons, circa 300 euro a famiglia in più. Quando parliamo di oneri di sistema non parliamo di consumi ma di una tassa occulta ed iniqua che gli italiani sono costretti a pagare per un qualcosa di indefinito posto a carico di tutti senza il rispetto della progressività e della proporzionalità al reddito di ciascun cittadino. Il governo Meloni ha avuto anche il coraggio persino di ridurre la base imponibile sugli extraprofitti del settore energetico previsto dall’ultima Legge di bilancio, facendo così un regalo a chi ha speculato alle spalle dei cittadini. Il M5s, nella sua proposta di delega fiscale, a mia prima firma, ha invece previsto un meccanismo strutturale di tassazione degli extraprofitti indotti da situazioni di emergenza che da una parte mettono in ginocchio il tessuto socio-produttivo, dall’altra arricchiscono pochi operatori, ampliando diseguaglianze che oggi sembrano sempre più fuori controllo.
Intanto, l’inflazione aumenta, gli stipendi sono bloccati da oltre un decennio e le distanze tra ricchi e poveri si acuiscono sempre più, mentre la decisione della Bce di continuare ad aumentare il costo del denaro non fa che aggravare la situazione invece di frenarla. Quello che accade, e che alcuni osservatori più attenti avevano paventato già da tempo e già molto chiaro dopo la ripresa post-pandemia, è che a far lievitare i prezzi sono la speculazione e i profitti delle grandi aziende, a discapito dei salari e dei redditi medio-bassi. Finalmente ci sono arrivate alcune banche centrali, come la stessa Bce quando afferma che l’inflazione oggi è provocata proprio in gran parte dagli elevati margini di profitto delle grandi aziende, soprattutto di alcuni settori, come quello dell’energia, che stanno praticando prezzi ben superiori all’aumento dei costi di produzione. Insomma, si ripete, ancora una volta, in maniera sempre diversa, quanto era già accaduto, a livello speculativo, col passaggio della lira all’euro, quando i settori produttivi e commerciali italiani hanno approfittato per raddoppiare i prezzi, favoriti dalla facilitazione del passaggio di unità di misura. Ciò ha provocato un surplus di arricchimento da parte delle grandi imprese e del commercio che, avendo tra le mani una quantità di denaro enorme e non riuscendo a valorizzarla, non ha fatto altro che affidarla al sistema creditizio il quale, a sua volta, non sapendo come meglio investire, ha speculato sul mattone provocando la bolla speculativa di inizio millennio. Così ha avviato una fase di divaricazione ormai incontrovertibile tra ricchi e poveri, proprio quando il Sud, attraverso strumenti finanziari come patti territoriali, credito d’onore, credito d’imposta e politiche retributive, aveva recuperato parte del ritardo.È indispensabile che le forze politiche e sindacali, e soprattutto le istituzioni, che ultimamente hanno strizzato l’occhio solo alle fasce più ricche, si attivino attraverso una politica fiscale e di rivendicazioni salariali che permetta una più equa distribuzione della ricchezza, contrastando la speculazione e la concentrazione degli extraprofitti che, anche a causa della guerra, sta creando diseguaglianza sempre più profonde e sacche di povertà sempre più grandi.
Mario Turco è senatore e vicepresidente M5s