Le prime parole pronunciate da papa Leone XIV sono un manifesto politico a tutti gli effetti. Il riferimento insistito alla pace, l’invito al disarmo e l’enfasi sulla continuità col suo predecessore indicano chiaramente il percorso e la destinazione del pontificato appena aperto. Il passaggio forse più significativo, però, è quello con cui Robert Francis Prevost si è presentato come figlio di Sant’Agostino.
Tutto lascia intendere che di questo padre della Chiesa, oltre che gigante del pensiero, il nuovo pontefice voglia rispolverare gli insegnamenti contenuti in opere, come le Confessioni, che tanto successo hanno avuto nel corso dei secoli prima di essere colpevolmente accantonate da una società sempre più scristianizzata e secolarizzata.
Una su tutte: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle”. E allora, in concreto, che cosa racchiude il riferimento del nuovo papa a Sant’Agostino? Innanzitutto il monito a non cadere nell’illusione della “falsa libertà” che fa prevalere l’interesse particolare su quello universale.
Poi il coraggio di proclamare la verità senza temere il giudizio umano. Infine il pensiero e la fede che si traducono in azione per cambiare il mondo. Ed è proprio questo – c’è da giurarci – lo spirito con il quale Leone XIV affronterà le enormi sfide che lo attendono: le chiese vuote, le vocazioni in picchiata, una Curia da risanare anche dal punto di vista economico-finanziario e, non da ultima, la piaga degli abusi sessuali da rimarginare. Perché, come ricordava Sant’Agostino, “gli uomini dicono che i tempi sono cattivi: vivano bene e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi”.