C’è del marcio in Danimarca. La locuzione Shakespeariana sembra essere stata coniata apposta per descrivere la situazione all’interno delle tifoserie organizzate del calcio italiano.
Se qualcuno coltiva ancora la visione romantica di questo sport, con i suoi valori di lealtà, di rispetto, di fedeltà (attaccamento alla maglia), per favore, se la togliesse dalla testa. Il calcio di oggi è business e nulla più. E, come succede spesso in alcuni business è attraversato da lati oscuri.
Credo che le vicende societarie di molti club, (italiani e stranieri) e le montagne di danaro che circolano tra giocatori, società, sponsor e televisioni, la dicano lunga sulla valanga di interessi che girano attorno al mondo del calcio.
E non nascondiamoci anche, che siamo passati dalla radiolina all’orecchio come mezzo di svago sociale della domenica, alla più sottile e pericolosa tattica, dell’utilizzo del calcio come strumento di ‘distrazione di massa’. Negli anni si è consumato un meraviglioso matrimonio di interessi tra politica e calcio. Alla politica interessa il calcio e al calcio interessa la politica. La quintessenza di questo connubio e rappresentata dalla Federezione Gioco Calcio.
Il Calcio è una azienda, rappresenta una delle più importanti voci economiche del sistema paese e ha sempre usufruito di una malcelata benevolenza da parte delle istituzioni.
Faccio un esempio su tutti: se le leggi in materia di bilancio, che tutte le imprese private sono tenute a rispettare, fossero applicate alla stessa stregua alle Società di calcio, pochissimi sarebbero i club che potrebbero continuare la loro attività.
Mi sembra che questa linea di demarcazione tra realtà (il mondo delle imprese) e fantascienza (il mondo delle società di calcio) possa bastare. E invece no. Anziché essere contenti che, provvedimenti pensati ad hoc solo per loro, gli hanno evitato di portare i libri in Tribunale, continuano nelle loro oscene procedure manageriali. Quante volte abbiamo sentito parlare di plusvalenze e minusvalenze truccate, o di cartellini supervalutati se non addirittura truccati, di false fatturazioni, di cessioni fittizie, insomma, chi ne ha più ne metta.
Bene, non bastasse tutto questo, in questa settimana abbiamo dovuto assistere alla scandalosa connivenza tra società calcistiche, tifoserie organizzate e criminalità organizzata.
Un verminaio senza confini che fotografa, purtroppo, mettendola a nudo, una buona fetta della nostra società. Una società che ha trasferito sul Dio Danaro tutti i propri sforzi e tutte le aspettative, rinunciando alle elementari regole morali ed etiche, non può che raccogliere questi frutti velenosi. Una società capace di eleggere a modello personaggi come Fedez, non deve sorprendersi se un bel giorno è costretta a svegliarsi in questo mare di letame: la fotografia che ci viene mostrata dalla Procura della Repubblica di Milano è quantomai agghiacciante e scandalosa; agghiacciante per la qualità dei soggetti e dei reati ipotizzati; scandalosa perché a tutti nota, dalla serie A alle categorie minori, (nelle categorie minori, forse, succede di peggio) in ogni angolo del nostro Paese.
I giovani, purtroppo, crescono in una società dove i presidi dell’educazione sono saltati; la famiglia ampiamente disgregata, la scuola totalmente devastata; in compenso, siccome la legge di mercato si misura in ‘audience’ i modelli che i media propongono sono quanto di più becero e volgare si possa immaginare. Cito Fedez, non perché ce l’abbia con lui, semplicemente perché, incidentalmente alcuni capi della tifoseria milanista sono suoi amici e suoi sodali. Tutti accomunati da uno stesso abito mentale: il vuoto pneumatico. Tutti accomunati dagli stessi culti: fisico, tatuaggi e autfit. Tutti accomunati dagli stessi piaceri: danaro, droghe, violenza. Poi, senza che ciò possa provocare scandalo, quello che li accomuna di più alla mia vista è una sconfinata volgarità.
Questo lo scenario mefetico dentro il quale catapultiamo i nostri giovani.
Credo non sarebbe male iniziare a svegliarsi e, ognuno per la propria parte, si iniziasse a mettere ogni cosa a suo posto: gli imbecilli con gli imbecilli; i delinquenti con i delinquenti; le persone per bene con le persone per bene.
Senza infingimenti, senza tentennamenti e senza indulgenza alcuna.