Compito della scuola, quale comunità educante e agenzia di socializzazione formale, garantire l’affermazione di tali principi, attraverso l’azione educativo-didattica. Il mio intervento affonda le sue radici nell’esperienza, condotta come docente all’interno dei Ctp prima, Om 455/97 e Cpia dopo Dpr 263/12, nonché all’interno di case circondariali, in cui l’integrazione assume una connotazione di particolare rilevanza. Altresì, con la nascita dei Centri provinciali istruzione adulti si è data la prospettiva di una continuità verticale ai discenti sopraggiunti sul territorio nazionale, che parte dai corsi di alfabetizzazione e giunge ai percorsi di secondo livello.
L’integrazione, nell’ambito di una prospettiva globalizzata, non deve assumere la connotazione di valore aggiunto, bensì di valore connotativo della fisiologica quotidianità scolastica e, di traslato, della vita sociale in genere, considerando tutti i suoi ambiti associati, oltrepassando le barriere del pregiudizio e del discrimine e ritenendo che la multiculturalità dia valore e non disvalore. Attribuire alla precitata l’eccezionalità del valore significherebbe, in maniera percettiva, accentuare una discriminazione che deve essere abbattuta e oltrepassata.
Il nostro paese è stato meta di diversi flussi migratori, negli ultimi decenni, animati quest’ultimi da persone che sono sfuggite dalla loro terra madre per alimentare, altrove, speranze e prospettive, che molto spesso si sono tramutate in tristi realtà. La prima comunità ad accogliere tali persone deve essere la scuola, in quanto solo attraverso la scuola, in quanto istituzione deputata, si può avviare un processo di socializzazione reale ed effettivo. La loro iscrizione a scuola può avvenire in qualsiasi momento dell’anno, come statuito dall’art. 45 del Dpr 394/99 (Regolamento sull’immigrazione), attuativo del Codice dell’immigrazione. Le linee guida sull’accoglienza e sull’integrazione sono declinate dalla nota Miur 4233/2014 e dalla Circolare Miur 2/2010 che prevede che il numero degli alunni stranieri non può superare di norma il 30% del totale degli iscritti, al fine di garantire l’equa ripartizione di tali alunni tra istituti operanti nel medesimo territorio. Il momento dell’accoglienza e del primo inserimento è fondamentale per un corretto processo d’integrazione, e in questa fase assume notevole importanza la relazione con le famiglie degli alunni. Ovviamente discorso diverso riguarda i minori non accompagnati.
L’istituto deve mettere in atto delle procedure per facilitare l’inserimento (accoglienza del singolo alunno e della sua famiglia; sviluppo linguistico in Italiano L2; valorizzazione della dimensione interculturale). In tali fasi assume rilevanza la presenza di mediatori culturali, per le difficoltà comunicative, oltre alla costituzione di una commissione qualificata e multidisciplinare, che garantisca un adeguato ed efficace inserimento del discente nel nuovo contesto scolastico, evitando contraccolpi.
Per valorizzare la dimensione multiculturale e favorire l’integrazione, la Comunità educante, ponendosi al centro del territorio, come statuito dalla legge 107/15 e ancora prima dall’articolo 7 del Dpr 275/99, deve stipulare Accordi di rete con altre istituzioni scolastica, per promuovere la continuità verticale e promuovere la stipula di Patti educativi di comunità, strumenti quest’ultimi innovativi, di promozione della cooperazione a livello territoriale, già riconosciuti dal Ministero dell’istruzione con il Piano estate 2020/2021 e che dovrebbero diventare prassi virtuose. Solo così potrà affermarsi una integrazione completa e trasversale e potrà realizzarsi un progetto formativa di vita, al di là della scuola.
Solo così potranno affermarsi i principi di uguaglianza e di pari opportunità e solo così potrà realizzarsi una emancipazione civile senza precedenti, che vede protagonisti, in collaborazione sinergica, tutti gli attori sociali, all’insegna di un bene trasversale.