Alla vigilia dell’ultimo girone infernale di campagna elettorale, Mario Draghi ha tenuto il più politico dei suoi interventi pubblici, evitando di ricadere in alcune ingenuità tattiche, strumentalizzate ad arte dai partiti della sua contraddittoria ex maggioranza di unità nazionale. Un intervento di impronta degasperiana, da riserva della Repubblica e da servitore dello Stato, che non ha concesso neppure un cenno alla partigianeria partitica, ma tutto al senso della realtà e alle condizioni minime per affrontare le emergenze del nostro Paese, nell’immediato e a medio termine, fiducioso anche nella capacità di reazione dell’Italia alle intromissioni straniere.
Unimpresa gli esprime sincera gratitudine per il lavoro svolto, tra mille difficoltà, nonché per l’inequivocabile chiarezza delle sue considerazioni che hanno messo i partiti di fronte alle loro responsabilità passate, presenti e future. Esponendo le condizioni minime, destinate ai futuri governi, da chiunque presieduti, essenziali per la salvaguardia della nostra identità e sicurezza nazionale, ha sgombrato il campo da un ricorrente feticcio delle polemiche elettorali: l’alibi-Draghi. Un alibi, utilizzato dai nemici nelle polemiche contro il “banchiere-intruso” e ancor più dai sedicenti amici-sostenitori, che si son fatti scudo di quell’alibi per coprire la propria vacuità politica. Non ci sarà un secondo mandato di Draghi! Partiti e coalizioni, vincenti o meno, dovranno vedersela da soli! Pertanto ha indicato le linee-guida per non far affondare la barca Italia: saldo ancoraggio all’alleanza atlantica, senza più i subdoli sbandamenti dei pupazzi verso regimi totalitari e autocratici come Russia e Cina; sostegno alla guerra di liberazione dell’Ucraina; scelta di uomini, nel futuro governo, che siano di garanzia per le istituzioni europee e di piena collaborazione in campo economico-finanziario; difesa degli equilibri di bilancio, senza ulteriori scostamenti; attuazione del Pnrr da ritoccare, se necessario, senza stravolgimenti; posizione coerente sul Patto di stabilità, in raccordo con gli altri Paesi fondatori dell’Ue. Questa l’eredità civile, etica e politica di Draghi, con la quale vincitori e vinti del 25 settembre si dovranno misurare senza più scorciatoie, pretesti e strumentali diversivi.
Raffaele Lauro è segretario generale di Unimpresa
Bentornato,
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