Gli orchi in rete che “pescano” nella solitudine

La pandemia ha alterato tantissimo il nostro rapporto con la rete tanto che, negli ultimi due anni, i social network sono diventati l’unico spazio di “facile” socializzazione soprattutto tra bambini e teenager.

Questa tendenza sempre più dilagante di stringere amicizie sul web, ha esposto i più piccoli a pericoli molto insidiosi come l’essere adescati da identità sconosciute che, fingendosi coetani, instaurano una relazione intima per abusarne.

È la nuova pedopornografia che si sta estendendo nella corrente del web nero, astutamente gestita dagli “orchi” in rete.

Questi ultimi si avvicinano a bambini e bambine, preferibilmente dagli 8 ai 10 anni, e mostrano una particolare attrazione per foto e video con le immagini inoltrate ingenuamente da questi ultimi in pose erotiche.

Questo materiale nelle loro mani, successivamente, viene proliferato sui mercati illegali nei quali però l’impunità è sempre più spesso sconfitta dalle attività di sotto copertura degli investigatori della Polizia postale, che attraverso pedinamenti virtuali, sono pronti a captarne il reato.

A tale proposito, nel mese di ottobre a Roma, nella Galleria Alberto Sordi è stata realizzata una mostra per fermare gli orchi in rete, dopo un’indagine denominata Luna Park che ha portato all’arresto di centinaia di pedofili in tutto il mondo.

Questo fenomeno raccapricciante ci invita a riflettere su come l’uomo, sin dalla preadolescenza, ha specifici bisogni emotivi rilevanti che le relazioni umane probabilmente non riescono più a soddisfare.

Esiste sempre più una solitudine devastante tra gli adolescenti che anziché confrontarsi seduti su un muretto, in una piazza pubblica, chattano ore e ore sui vai canali di messaggistica social.

Vi è una evidente richiesta di attenzioni e di cura che gli adulti, presi dalla frenesia della vita quotidiana, non riescono più a dare pienamente.

È di ognuno di noi, pertanto, l’impegno a voler sensibilizzare tutta la comunità educante su queste importanti tematiche.

Infatti, è evidente la mancanza di una corretta informazione su tutto ciò che sta accadendo in sinergica collaborazione tra tutte le agenzie di socializzazione: scuola, famiglia, territorio con il contributo delle forze dell’ordine.

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