Categorie
Le idee Le idee

Giovani e aree interne lo spopolamento non è demografico

Grelmos, un nome seguito da milioni di follower, una platea di adolescenti adoranti e impazziti. Una influencer, definita artista poliedrica, cantante, con un forte seguito sui social. Non nascondo il mio stupore nel vedere tanto seguito e non capirne le ragioni. Leggo di arte e non capisco dove sia la vena artistica, il genio machiavellico, il cuore di Leonardo.

Certo che per un paese di santi e navigatori come il nostro, santificare nel mare del web queste forme nuove di arte, merita una doverosa riflessione sul dove andiamo e sopratutto come andiamo. Cosa spinge tantissimi giovanissimi, molti non superavano gli 8-10 anni a seguire, cantare (si fa per dire) cose incomprensibili a me e penso a moltissimi come me.

Quale strategia è in campo per fare di queste forme di “non arte”, un fiume impietoso di seguito e adorazione. C’è una canale sotterraneo che sfugge alla nostra normalità di adulti che arriva direttamente alle fasce più fragili, a quei bambini e giovanissimi bombardati da notizie, fatti, input che distorcono la realtà, dandone una immagine parallela di un mondo che non c’è.

Vedere la mia piccola comunità letteralmente assediata da questa vociante processione di bambini ansiosi di fare una foto, da postare come trofeo sul proprio profilo instagram, ha sollevato in me dubbi, interrogativi, che dovrebbero toccare la politica, la scuola, i soggetti decisori e soprattutto le famiglie prigionieri di questa asfissiante e arrogante logica di una massificazione verso il “non pensiero”. Provo a immaginare i poveri insegnanti che parlano di Pitagora, Giulio Cesare, Napoleone, a ragazzi che pensano trattasi di “nomi di non arte” di nuovi influencer.

A quanti provano ad elaborare pensiero, analisi, stimolare opinioni libere, una chiamata alla prova davvero notevole. In quaranta minuti di presenza scenica non ho capito una parole, non ho trovato un nesso con la realtà della mia comunità, eppure centinaia di ragazzi sciamavano per le vie del paese con questi telefonini in mano in preda ad una furia iconoclasta della foto ad ogni costo.

Cosa verrà fuori da queste generazioni, quando arriverà il tempo della responsabilità civica, del dovere del costruire la propria dimensione e quella della comunità o delle comunità, dove liberamente decideranno di andare a costruire il proprio futuro, il proprio destino?

Già, il destino, un tempo si amava dire: «artefici del nostro destino»; «riprendiamoci in mano il nostro destino». Una forte idea di futuro, carica di tensioni emotive e valori. Una straordinaria “radice” una chiara appartenenza alla tua identità. Oggi, tutto questo pare annacquato, filtrato, azzerato dal nulla che si fa verità assoluta. Provo a riportare il tema nelle aree meridionali, quelle con grave disagio economico e lavorativo.

Quella aree di grande fragilità, dove l’opinione è tema complesso e complicato, quali ripercussioni e quali conseguenze dirette sulla democrazia stessa di questo tempo.
Quali saranno i criteri di valutazione nella scelta del programma politico, del candidato a qualsiasi livello amministrativo ed istituzionale.

Questo sciame urlante e festante in preda ad una maniacale ricerca dell’io sono e ci sono attraverso il vuoto assoluto ed il silenzio, dentro un rumore assordante, quale società contribuirà a costruire, quale “agorà” formerà.

L’espressione stessa influecer, il tema di un fenomeno complicato e complesso che accompagnerà le vicende nel Mondo nei prossimi decenni e con l’Intelligenza artificiale sarà ancora più dura, per chi tiene a cuore i semi della cultura, della lettura, della scrittura, del pensiero critico, della democrazia.
Ancora una volta l’appello va rivolto all’unica strada possibile che da Aristotele ad oggi può dare risposte, offrire una strada possibile: la Politica ed il suo primato. All’influenza negativa e malefica occorre rispondere con la forza del “sogno” di costruire una società ordinata, libera, autonoma, dove valore e merito siano un fatto concreto e non invece, ritenere l’illusione di un mondo parallelo quello migliore possibile.

Progettare il futuro è il primo compito di chi ha un ruolo politico. Oggi, però la politica ha smesso di essere una questione di finalità per diventare un problema di gestione di mezzi: è il risultato di una cultura manageriale, influenzata dai poteri economici dominanti, secondo la quale il valore umano e sociale di una persona si definisce in rapporto alla sua redditività.

La società è stata ridotta a un insieme di transazioni regolate dal mercato. Per il momento ha vinto il mondo degli affari, che si richiama alla razionalità della finanza e alla potenza della tecnologia.
Proviamo ad invertire la rotta per fare ritorno ad Itaca. Forse!

Lascia un commento Annulla risposta

Exit mobile version