Nel solo anno 2022 gli italiani e le italiane si sono giocati la mirabolante cifra di 136 miliardi di euro, più di quanto lo Stato spenda per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale (128 miliardi). Un dato che potrebbe stupire ma che a ben vedere non è affatto casuale perché è il risultato dei processi di riforma che si sono susseguiti negli anni e che hanno liberalizzato il mercato, aumentando l’offerta dei prodotti.
Il dilagare di siti di poker e di scommesse on-line ha fatto il resto, consentendo di giocare rimanendo a casa, senza neanche doversi scomodare per recarsi ad un tavolo da gioco. In questo modo è stato portato a termine l’obiettivo di utilizzare il gioco d’azzardo come leva fiscale, favorendo il travaso dei risparmi degli italiani nelle casse dell’erario grazie a quella che è stata definita la “tassa sulla speranza” di una vincita che, però, quasi mai arriva. Ma il gioco che da passatempo diventa ossessione è una dipendenza al pari di quella da alcol o da stupefacenti. Per cui il proliferare dei prodotti da gioco ha fatto aumentare non solo gli introiti dello Stato ma anche il numero di ludopatici. Una condizione che ha conseguenze gravi non solo sulla vita del giocatore ma anche delle persone che gli vivono accanto e che vedono compromettere i rapporti familiari oltre che la situazione economica e lavorativa, talvolta alimentando la delinquenza o, peggio, portando al suicidio. La problematica è stata avvertita in tutta la sua gravità al punto che la cura e la riabilitazione dei soggetti affetti da ludopatia sono state incluse nei livelli essenziali di assistenza a carico del Servizio Sociale Sanitario. Per cui il gioco d’azzardo oltre che strumento di profitto è diventato anche un costo per lo Stato, sia in termini sociali che di spesa sanitaria.
Un dato assai interessante riportato nello studio sopra citato è quello che evidenzia il prosperare dell’azzardo telematico in alcune regioni meridionali come Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Queste regioni per quanto riguarda il numero di conti on-line surclassano nettamente alcune delle zone settentrionali più ricche e sviluppate d’Italia. Potrebbe sembrare uno strano contrappasso se si considerano i minori redditi pro capite e il divario tecnologico che affligge il meridione, ma occorre andare oltre il paradosso e considerare il dato come una possibile spia di influenza criminale. Secondo l’indicato studio è noto che il gioco d’azzardo online sia uno degli strumenti privilegiati dalla criminalità organizzata per il riciclaggio di capitali ma anche per l’infiltrazione di transazioni illecite.
I numeri rendono chiara la dimensione di un fenomeno i cui effetti negativi sono stati analizzati e sviscerati sia dal punto di vista medico che sociologico che criminologico, e che tuttavia continua a diffondersi in maniera pervasiva, evidenziando come le politiche di contrasto realizzate sino ad oggi siano state insufficienti e fallimentari.
Se non si vuole cedere a tentazioni proibizionistiche occorre sviluppare delle politiche scevre da tornaconti utilitaristici che agiscano su due piani distinti, quello del contrasto ai fenomeni criminali e quello della tutela del giocatore. Per quanto riguarda il primo aspetto un buon inizio sarebbe quello di incentivare i controlli ed intervenire con strumenti che assicurino la tracciabilità dei flussi finanziari. Riguardo il secondo aspetto, è necessario che la posizione del giocatore sia considerata realmente alla stregua del “consumatore” e dunque come parte contrattuale debole, esposta al rischio di subire gravi danni alla salute e perdite devastanti sul piano patrimoniale. In tal senso l’introduzione di una forma specifica di responsabilità oggettiva, anche ricollegata all’esercizio di un’attività pericolosa, che consentirebbe di responsabilizzare le lobby del gioco d’azzardo, spingendole ad adottare misure adeguate per evitare di procurare un danno al giocatore, diversamente vedendosi esposte all’obbligo del risarcimento. Mai come in questo caso colpire gli interessi economici sembra l’unica strada per tutelare i diritti.
Cristian Marchello – Codacons Puglia
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