Venerdì 13 giugno si è spento, all’età di 96 anni, Gianni Antonucci. Commercialista di formazione, è stato per oltre mezzo secolo il custode della memoria biancorossa. Non solo archivista meticoloso, ma anche cronista raffinato, capace di raccontare il legame profondo tra una squadra e la sua città, tra il Bari e i suoi tifosi.Con opere come Leggenda Biancorossa, Il Bari e l’era De Laurentiis, 110 Bari…, Bari90 e Bari sì Bari no, Gianni ha trasformato la storia del club in un patrimonio narrato, scritto e documentato.
Aneddoti, fotografie, formazioni, date: ciò che per molti era nostalgia, per lui era documentazione viva.
Scrivere, per lui, non era un vezzo, ma un dovere civico. Annotava tutto: debutti, promozioni, retrocessioni, emozioni. Con la stessa dedizione con cui si conservano le lettere di un amore o si annotano i progressi dei propri figli.
Anche in età avanzata, sapeva elencare risultati e formazioni della sua amata Bari senza consultare agende: la storia del Bari era, per lui, come la storia della sua famiglia.
Ha lavorato fino all’ultimo giorno, con l’energia tranquilla di chi non racconta solo una squadra, ma una parte di sé. Perché Gianni Antonucci era il Bari. Non perché lo avesse semplicemente studiato, ma perché lo aveva amato.
Con coerenza, con lealtà, con stile. Chi, come me, ha avuto la fortuna di conoscerlo al di fuori delle cronache sportive, lo ricorda come una persona gentile, sorridente e instancabile, capace con il suo entusiasmo contagioso di coinvolgere chiunque nei suoi progetti.
Dietro il narratore sportivo c’era un uomo profondamente legato alla famiglia. Gianni e Rossella, sua moglie, hanno condiviso 60 anni di vita, sorrisi, progetti, passioni. Dopo la sua scomparsa, avvenuta lo scorso aprile, negli occhi di Gianni si era spenta anche la voglia di vivere. La famiglia era il suo porto sicuro. La moglie, i figli, i nipoti – insieme all’amore per il Bari – erano la sua ragione di vita.
Ai nipoti ha lasciato in eredità non solo la passione per la squadra, ma anche un’etica del lavoro, il senso del dovere e il rispetto per gli altri.
I funerali si terranno lunedì 16 giugno, alle 16, nella Basilica di san Nicola a Bari. Saranno un’occasione per salutarlo con affetto, ma anche per ricordare una persona generosa. Un uomo che, per chi lo ha conosciuto solo attraverso la televisione, i suoi articoli o i suoi libri, era diventato quasi uno di famiglia.
Sempre pronto a manifestare il proprio disappunto nei momenti difficili, ma anche il primo a incitare la squadra e a sperare nei successi futuri. La storia del calcio, in fondo, è anche la storia della nostra vita: fatta di vittorie, sconfitte, cadute e rinascite. Gianni ci ha insegnato a non perdere mai la fiducia nel futuro.
Come amava ripetere in dialetto bitettese: “Dop u’ uast ven u’ aggiust” (Dopo un momento negativo, arrivano sempre tempi migliori).
Bentornato,
Registratiaccedi al tuo account
Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!