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Finanziare i partiti per sostenere la democrazia

Viviamo in un tempo in cui il populismo ha seminato sfiducia nei confronti della politica, confondendo i suoi strumenti fondamentali con privilegi o inutili orpelli. Tra questi, il finanziamento pubblico ai partiti è spesso il bersaglio di una narrativa che lo dipinge come uno spreco o un simbolo di corruzione. Ma è davvero così? Io credo di no.

La nostra Costituzione tutela la libertà di associazione politica proprio perché i partiti sono il cuore della rappresentanza democratica. Essi sono le strutture che consentono ai cittadini di aggregarsi attorno a idee, progetti e visioni per il Paese, trasformando l’opinione individuale in azione collettiva. Senza partiti solidi, la democrazia rischia di diventare un guscio vuoto, privo di direzione e incapace di rispondere alle esigenze della comunità. Ma come possono i partiti svolgere questo ruolo se privati delle risorse necessarie? La storia recente ci insegna che l’abolizione del finanziamento pubblico diretto ha generato un vuoto che non è stato pienamente colmato dal sistema del 2 per mille.

Anche se questo meccanismo garantisce ai cittadini la possibilità di scegliere chi sostenere, resta insufficiente a finanziare la complessità di una struttura politica moderna, lasciando spazio a interessi privati e lobby economiche. La questione del finanziamento pubblico ai partiti non è solo una questione tecnica: è un tema di giustizia sociale e uguaglianza democratica. Garantire risorse ai partiti significa offrire a chiunque, indipendentemente dalla propria condizione economica, la possibilità di proporre idee, di costruire progetti e di influenzare le decisioni politiche del Paese.

È il modo per evitare che la politica diventi esclusivamente terreno di chi può permettersi di finanziarla da solo. Ovviamente, ogni euro destinato alla politica deve essere speso con trasparenza e sotto rigorosi controlli. I cittadini devono sapere come vengono utilizzati i fondi pubblici, perché solo così si può ricostruire un rapporto di fiducia tra politica e società. Questo non significa tagliare le risorse o demonizzare i partiti, ma creare un sistema che premi la correttezza e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse. Privare i partiti dei mezzi necessari significa indebolire la politica e, con essa, la democrazia.

Non possiamo permetterci di lasciare spazio al caos o a influenze esterne, spesso poco trasparenti. Dobbiamo invece rivendicare con forza la necessità di un finanziamento pubblico ai partiti come un investimento nella qualità della nostra democrazia. Come ribadito anche dal nostro Orlandino Greco, “non abbiamo bisogno di meno politica, ma di una politica più forte” e, io aggiungo, più capace e più vicina ai cittadini. E per questo, i partiti – così come altre istituzioni fondamentali – devono essere sostenuti e messi nelle condizioni di operare al meglio. Non è solo una scelta responsabile: è un dovere verso la nostra Costituzione e verso il futuro del Paese.

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