Il rapporto di Mario Draghi, “Il futuro della competitività europea”, ha evidenziato come l’Europa sia attualmente in una fase cruciale, caratterizzata da un profondo divario di competenze che minaccia la sua crescita economica e tecnologica. Le carenze in ambito formativo, specialmente nei settori della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (Stem), unite a una crescente fuga di cervelli, stanno rallentando l’adozione di tecnologie innovative e ostacolando lo sviluppo dell’economia digitale e della transizione ecologica. Questa situazione colpisce in modo particolarmente grave i Paesi del Sud Europa, tra cui l’Italia.
Nel contesto europeo, la carenza di competenze è distribuita in maniera disomogenea. Il Sud Europa appare particolarmente vulnerabile: Italia, Spagna, Grecia e Portogallo soffrono di un livello di istruzione e formazione meno reattivo al cambiamento tecnologico rispetto ai Paesi del Nord Europa. Il rapporto Pisa dell’Ocse del 2022 ha evidenziato un calo delle competenze medie degli studenti italiani, soprattutto in matematica e scienze, settori cruciali per lo sviluppo di professionisti Stem. In particolare, il Mezzogiorno italiano soffre di problemi legati alla scarsa partecipazione all’apprendimento permanente. Nonostante gli investimenti europei per migliorare l’accesso alla formazione, i risultati sono stati limitati. Solo il 37% degli adulti europei ha partecipato a corsi di aggiornamento negli ultimi anni, e il dato è ancora più basso nel Sud Italia, dove l’accesso alle tecnologie digitali e alle opportunità di formazione continua è inferiore rispetto ad altre regioni. Una delle principali sfide evidenziate nel rapporto è la fuga di cervelli, un fenomeno particolarmente preoccupante per l’Italia. Ogni anno, migliaia di giovani laureati, soprattutto nel settore Stem, lasciano il Paese in cerca di migliori opportunità lavorative all’estero. Questo impoverisce ulteriormente il bacino di competenze qualificato, rendendo più difficile per l’Italia competere a livello globale. L’Italia produce talenti di alta qualità, ma non riesce a trattenerli a causa delle limitate opportunità lavorative e della scarsa valorizzazione delle competenze tecniche.
Un altro aspetto critico per il futuro della competitività italiana è la digitalizzazione del lavoro. Il 42% degli europei non possiede competenze digitali di base, e in Italia questa percentuale sale ancora di più. Questa carenza ostacola l’adozione di tecnologie avanzate nelle imprese, in particolare nelle piccole e medie imprese (Pmi), che costituiscono l’ossatura dell’economia italiana. Quasi il 60% delle imprese europee ritiene che la mancanza di competenze sia un ostacolo agli investimenti in innovazione, e questo dato riflette una situazione allarmante soprattutto nel Sud Italia, dove l’adozione delle tecnologie digitali è più lenta.
La transizione ecologica rappresenta una sfida ulteriore per il Sud Europa. Il rapporto evidenzia come la decarbonizzazione richiederà nuove competenze e profili professionali. Il tasso di posti di lavoro vacanti nel settore delle tecnologie pulite è raddoppiato tra il 2019 e il 2023, con il 25% delle aziende europee che segnala carenze di manodopera. L’Italia, nonostante le sue potenzialità in settori strategici come le energie rinnovabili, fatica a sviluppare le competenze necessarie per sostenere questa transizione.
Il rapporto Draghi propone alcune soluzioni concrete per affrontare il divario di competenze e rafforzare la competitività europea. In particolare, l’Italia e il Sud Europa dovrebbero adottare un approccio più strategico e orientato al futuro, concentrandosi su: a) Riformare i sistemi educativi e di formazione: È necessario rendere i programmi di studio più reattivi alle esigenze del mercato del lavoro e delle tecnologie emergenti, coinvolgendo maggiormente le imprese nello sviluppo di competenze; b) Attrarre e trattenere talenti: L’Italia dovrebbe partecipare attivamente a programmi europei volti ad attrarre talenti tecnologici dall’estero, fornendo al contempo incentivi per trattenere i giovani laureati, in particolare nel settore Stem; c)sviluppare le competenze digitali e professionali: Il futuro del lavoro sarà sempre più digitale, e l’Italia deve intensificare gli sforzi per formare adulti e lavoratori alle competenze digitali di base e avanzate. Il prossimo 8 ottobre Enrico Giovannini presenterà il rapporto La nuova governance fiscale europea: investimenti e riforma per un’Europa più giusta resiliente e sostenibile. Nel rapporto si darà ampio spazio ai temi di cui sopra fornendo indicazioni su come colmare il divario di competenze esistente fra l’Italia, il Sud Europa e gli altri Paesi nei prossimi decenni.
Antonella Massari è docente dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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